Neri è un giornalista che cerca pace e serenità tra le colline marchigiane e crede di trovarla a Scisciano, una frazione del comune di Maiolati, ad un palmo da Cupra Montana. Spera di lasciarsi alle spalle il suo passato faticoso di inviato di guerra, un mestiere svolto per troppi anni e con troppa convinzione, ritornando ai suoi luoghi di origine, la zona dei Castelli di Jesi dove con lo sguardo arrivi dove ti pare e dove qualcuno giura di aver sentito girare le anime dei briganti. Neri vorrebbe anche dimenticare la sua ex moglie Francesca ma l’operazione non gli riesce del tutto perché viene coinvolto in una brutta storia, l’inspiegabile sparizione di un prete. E più Neri cerca di tenersene lontano più viene coinvolto in questo mistero dove tutto ruota intorno ad una formula indecifrabile e al mercato nero delle opere d’arte ecclesiastiche. Una statua dall’inestimabile valore attorno a cui gravitano un parroco doppiogiochista, un artista folle, un vescovo potente e un maresciallo che gioca con il passato ingombrante di Neri. Elementi per una storia coinvolgente quanto dissacrante.
Infatti il clero che va in scena qui non è rigorosamente osservante e i preti che vediamo in azione sono molto lontani dai fasti di Roma e anche dalle vocazioni sbandierate di un certo tipo di realtà . Personaggi che per quanto incredibile esistono sul serio: preti in prima linea in un luogo fondamentalmente anticlericale, problematici, fallaci, con mille idiosincrasie e contraddizioni. Un’umanità varia e potente tipica dei piccoli centri, dotata di grande personalità che riesce però a far breccia nei nostri cuori.
Personaggi che trovano nel dialetto la loro modalità naturale di espressione e che infatti viene utilizzata dall’autore per approdare ad una sorta di neolingua. Un italiano marchigianizzato o viceversa con una ricchezza di espressioni straordinaria che diverte e dà ritmo alla storia.
Il libro è sicuramente dedicato alle Marche e a chi le ama ma non solo. Come sempre, buona lettura!