Se il titolo lascia intuire la destinazione di un personaggio, il concetto di Altro ed Altrove trova spazio invece nell’analisi lucida dei personaggi a cominciare dal Commissario Pilato, per poi passare alle altre figure che popolano il romanzo.
Figure di cui, indipendentemente dal peso che hanno nella trama, l’autore riesce comunque a fornire un’esaustiva caratterizzazione che ce le rende subito conosciute e talvolta amiche, portandoci fin dalle prime pagine nella bella e calda Sicilia da dove l’autore stesso proviene.
Altro è altro da ciò che sembra, concetto che si attaglia a Sara il cui corpo senza vita viene ritrovato in una vecchia stazione; Altrove è il luogo, fisico ed ideale, in cui la sua vita ha avuto origine.
Così, mentre il maresciallo Pilato pensa di arrivare quieto alla pensione, la provincia agrigentina lo avvolge con i suoi profumi, la sua umanità ed i suoi misteri.
Con gli uomini a sua disposizione organizza le indagini che partono dall’interrogatorio del marito della vittima, l’avvocato Giovanni Francese, per poi estendersi alle origini di Sara, ai suoi legami con la famiglia.
Un tuffo in un luogo sicuramente ben conosciuto da Salvo Di Caro.
Come già ricordava H.P. Lovecraft, nel suo Epistolario, ogni autore dà il meglio di sé quando basa le sue storie su uno stile di vita ed uno sfondo culturale che conosce, e con cui ha un rapporto profondo.
Ecco, è proprio questo ciò a cui ho pensato leggendo questo romanzo.
Il mio posto è altrove – Salvo Di Caro
Marinella Giuni