La redazione di MilanoNera è lieta di ospitare Massimo Cuomo. In occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo “Casa è dove fa male” Edizioni E/O, abbiamo l’opportunità di rivolgergli alcune domande.
Qui potete trovare la nostra recensione
Ciao Massimo, grazie della disponibilità. Sei pronto?
Pronto! E molto curioso di scoprire le risposte che darò…
– Hai già pubblicato i romanzi Malcom, Piccola osteria senza parole e Bellissimo. Vuoi parlarci della tua ultima “creatura”?
Per la prima volta ha un’anima nera. Non ho potuto farci nulla, è nata così. E possiede una voce narrante particolare: la voce di un condominio che si guarda dentro e ci descrive le vite guaste degli inquilini degli appartamenti che lo abitano. Come in una confessione religiosa non tergiversa: ogni scena ha un peso specifico, è la fotografia di un gesto sbagliato, allucinato, folle ma del tutto sincero. C’è una signora che lecca le porte, un bambino che mangia formiche, un uomo che dorme sul tappetino del bagno col cane, un distinto signore che sta sempre nudo, una vecchia che bestemmia spruzzandosi la lacca e molti altri personaggi raccontati solo quando, dietro le pareti domestiche, tornano a essere semplicemente loro stessi.
– Non si giudica un libro dalla copertina, è sbagliato. Ma dato che mi piace fare errori, ti chiedo perché avete scelto di riprodurre un pacco di latte proprio sulla copertina?
Le illustrazioni di tutti i miei romanzi sono opera di Alessandro Gottardo, in arte Shout. Un amico con cui sono cresciuto, qui in Veneto, che oggi vive a Milano e cura le illustrazioni per i più importanti giornali del mondo. Mentre lavoravo al romanzo ho sbirciato nel suo catalogo e sono rimasto folgorato da quell’immagine: il cartone del latte sembra un condominio stilizzato e dalla cannuccia scende una goccia scura che lascia intuire che lì dentro, come nel mio condominio, c’è del sangue.
– Sette appartamenti e un narratore particolare. In cosa Casa è dove fa male può riguardare tutti noi?
Siamo tutti imperfetti in qualche modo. Il Condominio di Casa è Dove fa Male è uno specchio: ciascuno ci può trovare i propri difetti e farci i conti. Credo che questo sia uno dei motivi per cui è un romanzo che molti potrebbero non accettare. Non è stato scritto per piacere a tutti; è stato scritto per toccare profondamente qualcuno.
– “Se il mondo fosse chiaro, l’arte non esisterebbe”. Sei d’accordo con questa affermazione di Albert Camus? – Ora ti chiedo, cosa illumina Massimo Cuomo del mondo?
Sì, sono d’accordo, e reputo che Casa Dove fa Male sia la cosa più artistica che ho scritto, proprio perché mostra l’oscurità del mondo. In tutti i miei romanzi, a scavare bene, credo si possa scoprire una denuncia verso le esistenze sprecate. Non occorre poi molto per dare senso alla vita: un po’ di coraggio e di curiosità. E la letteratura, quella buona, rappresenta un’occasione per tentare di trovarli dentro di sé.
– Hai un legame con il Nord-Est, vuoi parlarcene?
Ci sono nato, ci vivo da sempre, anche se nelle mie vene c’è sangue meridionale che sento scorrere forte. Osservo il Nord-Est con lo stesso sguardo con cui scruto tutto quello che mi circonda, concentrandomi sui dettagli apparentemente più insignificanti che raccontano un luogo come una persona, sugli atti di forza che servono per nascondere debolezze e sulle debolezze che spiegano mancanze. Ma credo che l’animo umano sia sempre lo stesso ad ogni latitudine ed epoca: per questo raramente faccio riferimento alla storia o alla politica nelle mie trame e per questo considero il luogo in cui ambiento una storia (nel romanzo precedente, per esempio, il Messico) un fondale che mi serve solo per renderla più credibile e forte.
Ringraziamo Massimo Cuomo per la disponibilità e gli auguriamo buona scrittura.