Avvolto da una nebbia fitta e coperto dalla sua immancabile giacca militare, Contrera si trova coinvolto in una nuova indagine dopo aver assistito, suo malgrado, ad un duplice omicidio.
Nelle strade fantasma di una Barriera di Milano (il suo quartiere torinese) sempre più globalizzata, l’investigatore privato si muove, nell’arco di ventiquattrore, per cercare il colpevole e scagionare definitivamente il suo amico Eddie.
Con “L’assassino ci vede benissimo” Frascella torna con il terzo episodio della serie che ha come protagonista l’investigatore privato più sfacciato e controverso che ci sia in circolazione e lo fa in maniera sontuosa, costruendo una vicenda che si risolve nell’arco di una giornata e che, come nella tradizione della tragedia greca, incastra perfettamente in questo spazio temporale sia l’azione che lo svolgersi delle sue vicende amorose: ci si arrabbia, si ride e alla fine ci si commuove.
Tutto avviene in una Barriera che di Torino non sembra avere nulla, i nomi delle strade sono quelli di tante città italiane, il cibo è quello etnico e molto speziato (in questo caso Contrera ringrazia), l’accento è quello di un italiano con cadenza rumena, africana, bulgara; la Mole è lontana… non si vede. È Barriera ma potrebbe benissimo essere qualsiasi angolo del mondo.
La notte, la nebbia, il vedere ed il non vedere, le figure che si muovono intorno al detective torinese come i fantasmi che Contrera si porta dietro in una vita fatta di relazioni non compiute.
“Io sono Contrera. Compagno del cavolo, padre di merda, fratello approfittatore, cognato insopportabile, figlio degenere, ma investigatore coi controcazzi”.
Miglior descrizione del personaggio nessun altro poteva darla se non sé stesso.
Contrera bilancia i suoi successi investigativi con una serie di insuccessi nelle sue relazioni personali: il rapporto con il fantasma del padre, quello con la sorella, la ex moglie rimasta incinta in una ultima notte di passione, la nuova compagna bella e attraente, e quello con sua figlia. Tutto si muove in un meccanismo perfetto in cui Frascella mette il suo investigatore davanti alla realtà e alle sue responsabilità che lui, come un pugile a fine carriera, fa fatica a schivare.
Contrera fa emergere quella parte dell’inconscio dell’uomo che è sopita dal proprio senso civico e morale; è l’istinto senza ragione, l’agire senza tener conto dei danni correlati, è uno genuino, che litiga continuamente con la sua coscienza e che fugge da sé stesso in cerca di un luogo dove ripararsi. È una fuga continua, un viaggio introspettivo in cui lentamente emergono dettagli di una vita condotta senza regole, fatta di mancate responsabilità e tradimento.
Frascella ci regala un personaggio intrigante, fortemente complesso, puro, libero dai filtri sociali, pronto a stare dalla parte dei deboli ma abituato ad avere il piede in più scarpe. Una figura dicotomica e moderna, vittima delle sue azioni, silenziosamente sofferente, incapace di amare, ma allo stesso tempo capace di commuoversi per le dolci parole di una bambina.
E’ un personaggio in divenire, che storia dopo storia mostra sempre un nuovo lato di sé, creando nel lettore una “fastidiosa” simpatia per i suoi gesti sconsiderati, per gli atteggiamenti scontrosi verso le donne, per le sue difficoltà nel gestire anche le relazioni più semplici. È il migliore detective del mondo sotterraneo di Barriera, è un antieroe del mondo emerso fatto di burocrazia, corruzione e soprattutto di relazioni vere.
Un romanzo che si legge tutto di un fiato, con la stessa velocità con cui Contrera berrebbe una Corona; una scrittura asciutta, diretta e cruda, pieno di riferimenti cinematografici (apprezzabilissimo quello a Tony Soprano) con i dialoghi rapidi e veloci che danno un giusto ritmo frenetico all’indagine.
Chiuso il libro resta la sensazione di aver letto un romanzo con un personaggio vivo e di spessore, uno di quelli che lasceranno il segno nel genere noir; l’attesa per la nuova puntata è iniziata.
L’assassino ci vede benissimo – Christian Frascella
Mauro Grossi