Coira, Svizzera, anni 50. Un romanziere incontra per caso in una desolata hall di albergo, dopo avere tenuto una conferenza sulla letteratura poliziesca, un misterioso funzionario pubblico – il dottor H. – già capo della polizia di Zurigo, ora in pensione.
Questi gli offre un passaggio verso casa e coglie così l’occasione per raccontare un caso particolarmente efferato e complesso che ha avuto occasione di seguire durante la sua lunga carriera. Il protagonista, in realtà , è un suo sottoposto, il tenente Matthäi.
Mätthai è descritto come un uomo integerrimo, colto, laureato, un poliziotto tutto di un pezzo, che persegue i fini della giustizia con accanimento, pervicacemente convinto che la verità debba sempre venire a galla.
Giunto quasi alla pensione, in procinto di assumere un prestigioso incarico all’estero, Matthäi si trova ad investigare su di un delitto a sfondo sessuale, vittima una bambina di pochi anni, Gritli Moser, figlia di gente di campagna. Il delitto sconvolge gli abitanti di Mägendorf, il minuscolo paesino ove viveva, non meno degli inquirenti e di Matthäi stesso. Questi – in un momento di impeto interiore – si trova a promettere solennemente alla madre della piccola la cattura del maniaco, ad ogni costo.
Inizia una serrata indagine che prima vede la polizia concentrare le proprie attenzioni su Von Gunten, un venditore ambulante, colui che in effetti ha scoperto il cadavere ed allertato la polizia: è un perdigiorno, già schedato per reati contro il buoncostume ai danni di una quattordicenne, pare essere il colpevole perfetto. Costretto con metodi di indagine poco ortodossi a confessare, di lì a poco si toglierà la vita.
Matthäi è certo che il caso non sia chiuso e che vi sia un assassino seriale in circolazione, responsabile per gli omicidi di più bambine, avvenuti con le medesime modalità . Ne traccia il profilo psicologico e comincia una personale caccia al colpevole al di fuori delle regole di polizia e della procedura penale. Matthäi – dimessosi – utilizza ogni escamotage, anche poco ortodosso, per tessere una rete attorno al mostro che si aggira per le valli svizzere, pur sapendo di inimicarsi gli ex colleghi.
I suoi sforzi lo condurranno ad un passo dalla verità , ma saranno vani a causa di un evento totalmente imprevedibile: la delusione lo avvierà ad un lento ed inesorabile cammino di solitudine ed abbruttimento fisico e morale, al limite del disagio psichico.
Sarà il destino che tempo dopo permetterà al Dottor H. – il suo superiore – di arrivare all’atroce verità . Per Matthäi, tuttavia, non ci sarà più scampo né redenzione: i rimorsi per non avere mantenuto fede alla promessa fatta ai genitori di Gritli ne avranno fatto una larva, un essere reietto ed inviso a se stesso prima che al mondo.
La prosa è minuziosa ma calibrata, semplice, di effetto, evocativa: le descrizioni dei luoghi, dal campo in cui viene ritrovato il povero corpo straziato fino ai locali della sede della polizia, dalla taverna del paese all’albergo di Coira in cui si apre la narrazione, sono vivide ed abbacinate.
La potenza evocativa ricorda il Simenon più sofferto ed interiore, quello del dramma giudiziario de La camera azzurra o di Marie la strabica
Trasuda dolore e disperazione da questo romanzo, un dolore composto, mediato dalla voce narrante, sempre trattenuta e mai teatrale che – alternandosi – ora è quella del Dottor H.- che rievoca la discesa agli inferi di Matthäi – ora è del romanziere cui il Dottor H. confida questi suoi amari ricordi.
Sono evidenti gli influssi della letteratura del primo Novecento, la mente va a Svevo ed al suo racconto delle idiosincrasie dell’uomo moderno, in bilico fra la presa d’atto delle proprie potenzialità ed i limiti imposti dalle leggi della natura e dal Caso. Neppure il più abile degli investigatori può considerare tutte le variabili in grado di far deviare un’indagine dal suo obiettivo ultimo: la verità . Sorge spontaneo il parallelismo con il Dottor S. de La coscienza di Zeno, l’alter ego del narrante Zeno Cosini, che dialoga con il proprio psichiatra raccontandogli le proprie inettitudini e peripezie esistenziali.
La Promessa è un libro che merita di essere letto anche perché affronta, in una cornice da poliziesco classico, un tema attualissimo e dibattuto: il rapporto fra il diritto positivo ed il diritto naturale, tra le leggi scritte dagli uomini e la Giustizia come concetto filosofico universale.
Il libro in una frase:
“La nostra ragione getta un’ombra insufficiente sul mondo. Nella penombra dei suoi confini si insedia tutto ciò che è paradossale”