Quando il Piccolo Principe cerca degli amici chiede alla volpe cosa vuol dire addomesticare e scopre che addomesticare significa creare dei legami, avere bisogno l’uno dell’altro.
Quando Gemma Campbell deve gestire la sua difficile relazione con la figlia più grande, Rosie, si scontra con tutte le sue imperfezioni, con la sua incapacità di essere una “madre sufficientemente buona” il cui compito è presentare al bambino il mondo, in piccole dosi.
Ed è così che tra imperfezioni e bugie trascinate nel tempo che rendono sempre difficile colmare il solco che lento si crea tra madre e figlia ed, inevitabilmente, col resto delle figure familiari si insinua un personaggio scomodo per l’equilibrio di Gemma: la vicina di casa.
Mira, provata da episodi personali che hanno pesantemente influenzato la sua vita, è particolarmente attenta alle vicende della porta accanto ed una sera in cui la lite tra Gemma e Rosie è particolarmente accesa chiama la Polizia preoccupata per la salute della bambina.
L’idea della moglie madre perfetta va in frantumi: il romanzo indugia a lungo sulle dinamiche familiari, che si realizzano nel reciproco aiuto, nel tentativo di ristabilire un equilibrio che impedisca alle assistenti sociali, alla polizia, al meccanismo che si è instaurato dopo l’intervento dell’Autorità che tutela i minori, di entrare di forza in questa famiglia e di decretarne, apertamente, il fallimento educativo.
E nell’attesa dell’udienza in cui si deciderà quale sarà il futuro, Rosie, misteriosamente scompare..
Una bugia perfetta è un libro dalla natura fortemente psicologica che mette a fuoco ciò che con forza viene dal passato, un passato non superato dove l’adulto non ha preso completamente in carico le ferite della propria vita ed è spesso portato ad interpretare ruoli non propri e, per sostenerli, a generare una bugia dietro l’altra.
Bugia perfetta?
Niente e nessuno lo è. Nemmeno la famiglia della porta accanto.