Sangue bianco, edito dalla Sem , segna l’esordio italiano di Craig Robertson, lo scrittore scozzese che si è imposto all’attenzione internazionale per la forza dei suoi thriller e che è stato recentemente ospite del Nebbiagialla Suzzara Noir festival.
Sangue bianco.
la trama:
Fu il vento di giugno a sospingermi sulle isole Fær Øer. Settecento chilometri a Nord di Glasgow, 670 a Ovest della Norvegia e 650 a Sud dell’Islanda: quando si dice “in mezzo al nulla”. Tanto andava bene un posto qualsiasi, l’importante era che fosse lontano da dove venivo”Â
Puoi cercare di fuggire dal tuo passato, ma non potrai mai nasconderti da te stesso, dalla tua vita, dalle scelte che hai fatto. Da quelle giuste, ma soprattutto da quelle sbagliate. Quando John Callum arriva a vivere sulle Isole Fær Øer, l’arcipelago all’estremo confine nordico danese, una terra battuta incessantemente dal vento e sprofondata nel freddo e nel buio per buona parte dell’anno, è deciso a tagliare tutti i legami con la sua vita. Vuole per sé un’altra vita, diversa da quella di prima. Subito tutto va bene, molto bene. Forse troppo. Callum è sorpreso dalla calda accoglienza che gli riserva la piccola comunità di abitanti dell’isola che ha scelto per rifarsi una vita. Ma poi, giorno dopo giorno, capisce che sull’isola ogni abitante sa tutto degli altri, anche di chi è arrivato da poco. Tutto, proprio tutto. Forse troppo.
Abbiamo avuto la possibilità di fare qualche domanda a Craig Robertson
Perché hai deciso di ambientare il libro nelle isole Faroer? Quanto tempo ci hai trascorso?
Stavo cercando negli angoli remoti d’Europa un luogo adatto in cui ambientare alcune scene del romanzo che avevo intenzione di scrivere. Avevo trovato il posto giusto, ma ho poi scoperto che un altro autore aveva lo aveva usato esattamente nello stesso modo in cui lo avrei fatto io. Così mi è cascato l’occhio sulle Faroer e mi sono reso conto di quanto poco sapessi di quelle isole. Ho fatto qualche ricerca e sono rimasto affascinato da queste isole. da come il tempo atmosferico ne abbia modellato il paesaggio e la gente, da come la loro vita quotidiana sia regolata dal vento e dal mare. C’è una desolazione che si adatta perfettamente a una storia noir. È anche una parte del mondo sorprendentemente drammatica e meravigliosa. Ci sono rimasto solo otto giorni, ma ho letto tutto ciò che potevo e ho parlato a lungo con gli abitanti, sia di persona che online e questo mi ha aiutato molto.
Quale è stata la reazione degli abitanti dopo avere letto il libro? Gli è piaciuta la tua descrizione delle isole?
Devo dire che ho avuto pochi feedback dagli abitanti, ma questo fa parte del loro modo di essere, molto riservati e poco espansivi. Vivere alla mercè dell’Atlantico del nord li ha resi stoici, nulla li fa arrabbiare o li eccita oltremodo. Comunque, i commenti che ho avuto erano positivi e la gente era felice che avessi mostrato le isole sotto una luce positiva.
Nel libro dici che la situazione delle donne alla Faroer e di 40 anni indietro rispetto al resto d’Europa. Da cosa dipende? Ci sono cambiamenti in atto?
Penso che là i cambiamenti siano più lenti a causa dell’ isolamento geografico. Essendo isole lontane dal resto d’Europa, i cambiamenti arrivano lentamente e in ritardo.
Però sì, le cose stanno cambiando. Ci sono giovani donne che lasciano le Faroer per andare all’università a Copenhagen e lì vedono un livello di uguaglianza tra uomini e donne che non hanno nella loro patria. Come conseguenza, spesso decidono di non tornare più a casa.. Il rischio di perdere i giovani più brillanti ha costretto le Faroer ad accettare un pensiero più moderno e progressista.
Pensi la luce o il buio prolungati, come accade a quelle latitudini, influenzino i comportamenti?
Sicuramente, specialmente se il tuo corpo non è abituato. La maggior parte di noi è cresciuta regolando il proprio ritmo sull’alternanza tra giorno e notte e il corpo non riesce ad adattarsi bene ai cambiamenti, specialmente a quelli estremi. La mancanza prolungata di luce può causare depressione, mentre la mancanza di buio può portare insonnia ed è dannosa per la salute. Se non si sta attenti, questi cambiamenti fisici diventano inevitabilmente anche psicologici.
Possiamo lasciarci i nostri errori alle spalle come vuol fare il protagonista di Sangue bianco? È possibile ripartire da capo?
Possiamo ripartire dai nostri errori e ovviamente possiamo ricominciare , ma il nostro passato è sempre lì. pronto a riapparire quando meno lo vorresti. È sempre in agguato, anche se sepolto nei recessi della mente.
Quanto bene conosciamo noi stessi? Tutti abbiamo lati oscuri pronti a emergere improvvisamente?
L’idea del doppio, la presenza di lati oscuri anche in persone all’apparenza equilibrate è il tema centrale di molti crime scozzesi. Credo che tutti abbiamo la capacità , chi più chi meno. di lasciare uscire la parte più oscura di noi se provocati nel modo giusto o se spinti dalle motivazioni sbagliate.
Chi tra noi può dire sinceramente che non farebbe mai , che non potrebbe mai commettere un atto che sa essere sbagliato? Chi può essere sicuro che non potrebbe mai attaccare qualcuno o cercare una violenta vendetta?
C’è qualcosa che non faresti mai, nemmeno per qualcuno che ami?
Mi piacerebbe poter dire che non ucciderò , che non ruberò o farò male a qualcuno. Ma… per qualcuno che amo? Ecco, tutte le regole volano dalla finestra. Penso che tutti abbiamo limiti che oltrepasseremmo per qualcuno che amiamo.
Che mi dici della vendetta. altro tema che appare in Sangue bianco?
Mi appassiona la vendetta. Dovremmo tutti vendicare gli insulti o le ferite contro i nostri cari.Se non pareggiamo i conti, la cosa si inasprisce e ci infetta. La vendetta è altamente appagante.
Qual è il ruolo dei sogni? Sono una specie di risveglio della coscienza?
Per John Callum i sogni sono qualcosa da cui non può scappare. Sono la sua coscienza e la sua colpa. Il memento che non puoi nasconderti dal tuo passato, non importa quanto lontano si cerchi di scappare. Penso che per tutti noi altri i sogni siano la realizzazione dei nostri desideri e delle nostre paure, un modo di esprimere ciò che vogliamo, anche se consciamente non ci rendiamo conto di volerlo. Allo stesso modo, possono rappresentare il risveglio delle nostre paure più profonde e dei nostri rimorsi.
I detti delle Faroer che citi, sono veri?
Sì. lo sono. Mi ci è voluto un po’ per trovarli e mi piacerebbe scovarne altri. Molti si riferiscono alla vita sul mare e alle conseguenze dell’essere così dipendenti da essa.
Alla fine del libro ringrazi qualcuno per averti descritto il personaggio di Karis. Cosa intendi esattamente?
Forse era inevitabile, ma è stata una donna che mi ha spiegato cosa il personaggio di Karis voleva da John Callum, di cosa aveva bisogno.
Anche se , ovviamente, io ho ideato il personaggio, è stata mia moglie che mi ha fatto capire che Karis voleva che John la vendicasse, che lei riusciva a vedere il lato oscuro in John e che proprio quello era ciò che la attirava . Anche mia moglie, Alexandra Sokoloff, scrive crime, e quindi era la persona perfetta per aiutarmi.
Parlando del tuo paese, la Scozia, dici che piove tanto, che mangiate un sacco di cibo spazzatura , che bevete tanto e spesso citi la violenza delle gang…
Alcuni di questi sono cliché, anche se nascondo molta verità .
Il tempo è spesso orribile, ma la pioggia serve per fare il whisky e rende le colline e le vallate di un verde lussureggiante .La nostra dieta è pessima, ma sta migliorando. Piano piano stiamo imparando. Le gang sono presenti solo nelle città più grandi e si combattono tra loro. I “civili” di solito vengono lasciati in pace.È una realtà che nasce dalla povertà e dalla mancanza di opportunità .
C’è un tema che non userai mai nei tuoi libri? Un limite che non oltrepasserai?
Non so ancora…Penso che capirò quale sarà quel limite quando ci arriverò. Affronterei quasi tutti gli argomenti, ma non li sfrutterei per vendere libri.
Secondo te, da cosa dipende il crescente successo della crime fiction?
Credo che la crime fiction sia il mezzo perfetto per descrivere la società contemporanea.
Possiamo spaziare in tutti gli ambiti, dall’alto al basso, ci permette di vedere le persone nel loro essere più naturali, veri, vulnerabili. Credo che la crime fiction abbia molto da dire sui problemi del mondo e può farlo intrattenendo, senza diventare pesante, senza dare lezioni. E poi possiamo uccidere le gente…
Grazie a Craig Robertson per la disponibilitÃ
Qui la recensione di Sangue bianco di Milanonera