I finalisti del Premio Scerbanenco 2016: intervista a Andrea Fazioli

download-1Con ” L’arte del fallimento” sei in finale al Premio Scerbanenco, te l’aspettavi?
È stata una sorpresa. Del resto, con un titolo del genere, chi mai potrebbe aspettarsi un successo…?
A parte gli scherzi, è un noir per certi versi insolito, con pochi effetti speciali e molta quotidianità, molte sfumature esistenziali. Sono lieto che lettori e giuria abbiano apprezzato: per me è un grande incoraggiamento.

Cosa vuol dire scrivere noir oggi?
Misurarsi con le regole di un genere è un rischio e un’opportunità allo stesso tempo. Si corre il rischio di replicare modelli già noti e strausati, ma c’è l’opportunità di lavorare sulla variazione, di miscelare gli aspetti drammatici e quelli ironici, giocando con le aspettative dei lettori.

Elia Contini è un investigatore atipico ” lavora  sulle piccole cose, sui pettegolezzi, sulle voci, sulle esitazioni, sulle piccole deviazioni dalla normale routine”, come è nato?
È nato quando avevo una ventina d’anni e stavo pensando al mio primo romanzo (che scrissi poi due o tre anni dopo). Non volevo un poliziotto, ma un investigatore privato che facesse davvero ciò che fanno gli investigatori di basso o medio cabotaggio: si occupa di piccoli furti, animali smarriti, casi minori. Poi, naturalmente, quando inciampa in un grosso caso si sente inadeguato. Mi piace lavorare su questo sentimento di inadeguatezza; penso che, di fronte ai grandi eventi della vita, a tutti noi capiti di sentirsi più o meno inadeguati, impreparati.

Pensi che il fallimento sia la sensazione dominante di questi anni?
Con la crisi, dal punto di vista economico le procedure di bancarotta sono sicuramente in crescita. Ma non c’è solo questo tipo di fallimento: in un’epoca di riflessi e vetrine virtuali, è sempre più difficile ammettere le proprie (inevitabili) sconfitte. Il vero fallimento forse è non fallire mai, cioè rifiutarsi di riconoscere i propri fallimenti; mentre per superare le sconfitte, bisogna invece avere una buona dose di autoironia. Ecco, forse anche l’autoironia oggi non è merce troppo diffusa…

I tuoi libri sono prevalentemente ambientati in Svizzera, nel Canton Ticino. Com’è la situazione lì? E ci sono differenze con gli altri cantoni?
Dal punto di vista economico il la Svizzera è un paese che funziona (benché anche qui si senta la crisi). In generale, pur fra mille problemi, la Svizzera è un paese che tenta di trovare un compromesso fra lingue, culture, abitudini diverse; è il paese in Europa con la percentuale di stranieri residenti più alta (un terzo degli abitanti): questa è una ricchezza e una continua occasione di confronto. Il Canton Ticino è una minoranza linguistica e, nello stesso tempo, un piccolo stato: come tutte le terre di frontiera, un luogo molto interessante per un narratore.

Nel libro dici ” Il Canton Ticino in fondo è un posto piccolo, dove tutti prima o poi sanno tutto di tutti e dove la buona reputazione è ancora un valore”. È davvero così?
Nel bene e nel male, è più o meno così. La buona reputazione ha ancora un valore, certo, ma il rischio è quello di avere pregiudizi e di riconoscersi solo nei propri simili. Ciò che salva il Canton Ticino è l’antica abitudine a confrontarsi con gli altri: a sud e a nord.

Il tuo libro è pieno di musica, quasi una colonna sonora che accompagna e sottolinea la trama. Quanto è importante la musica per te?
Amo il jazz e suono il sax (be’, diciamo che ci provo…). Il protagonista del romanzo è un musicista migliore di me e, quando si trova in difficoltà, cerca rifugio anche nella musica. In più, il jazz si presta a sottolineare il tema del fallimento: non si può improvvisare senza sbagliare, e le imperfezioni rendono spesso unica la voce di un musicista. Certo, come diceva il grande pianista Thelonius Monk, “bisogna fare gli errori giusti”…

Elia Contini ha la possibilità di collaborare in un’indagine con un altro personaggio noir contemporaneo, chi gi faresti incontrare e perché…
Contini ha scoperto il fascino del jazz in quest’ultimo romanzo (lui che ascoltava solo vecchie canzoni francesi). Ancora non ne è del tutto persuaso, ma forse gli farebbe piacere passare una serata in club jazz con il detective Harry Bosch di Michael Connelly. In più, i due mi sembrano agli antipodi: uno vive fra i boschi svizzeri, l’altro alla periferia di Los Angeles, uno è uno scalcinato investigatore pseudo dilettante, l’altro un poliziotto specializzato in omicidi. Sarebbe di sicuro un incontro interessante…

p.s. Ho sbagliato a digitare sulla tastiera e invece di Elia Contini ho scritto Elia Cantoni…mi son fatta una risata, perché come lapsus ci stava anche bene.
È vero: i lapsus non sono mai casuali.
Chissà, Elia Cantoni potrebbe essere un nuovo personaggio…

La recensione di Milanonera
http://www.milanonera.com/larte-del-fallimento/

 

thI cinque finalisti, insieme al titolo più votato dai lettori, verranno presentati al Noir in Festival il 13 dicembre alle ore 17 all’Anteo Spazio Cinema di Milano, via Milazzo 9 (Metro Moscova), dove il 14 dicembre alle ore 21 verrà consegnato il Premio, opera dell´artista Andrea Ventura.

ingresso libero fino a esaurimento posti per gli incontri letterari

Tutti gli eventi del Noir In Festival e del Premio Scerbanenco a questo link

http://www.noirfest.com/

Cristina Aicardi

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