Dopo Il nodo Windsor S.J. Bennett ci propone un altro giallo che ha per protagonista la regina Elisabetta, regale investigatrice che stando dietro le quinte riesce a risolvere i casi meglio di Scotland Yard. E che casi! Addirittura un omicidio mascherato da bizzarro incidente avvenuto nella piscina di Buckingham Palace e collegato a una vera e propria associazione a delinquere che ha a che fare con la Royal Collection, la collezione d’arte di Sua Maestà. Ma non vorremmo svelare troppo, limitandoci a raccomandare questo divertente e intrigante cozy crime che ci porta non solo nei meandri di una trama intricata e autenticamente thriller, ma anche dietro le quinte di Buckingham Palace, nelle stanze private della regina alle prese con segretari, governanti, valletti, figli e nipoti e… cani.
La predilezione di Elisabetta per i cani è risaputa, ma il titolo si riferisce a Sherlock Holmes che quando si trova a dover dirimere un problema particolarmente spinoso lo chiama ‘un problema da tre pipe’, quindi quando la regina si trova alle prese con la morte per essersi recisa accidentalmente un’arteria con un bicchiere rotto di una governante tanto brava quanto malvista dai colleghi, perché non chiamarlo ‘un problema da tre cani?’
A questa e ad altre domande sul romanzo ha risposto S.J. Bennett nel corso di una conferenza stampa con alcune blogger di libri organizzata da Mondadori. Bennett si è rivelata una interlocutrice simpatica e comunicativa pronta a soddisfare tutte le curiosità delle lettrici.
Bennett ha spiegato che la regina Elisabetta è la protagonista perfetta perché è facile collocarla nella mente del lettore perché tutti la conosco, ma d’altra parte è anche un personaggio intrigante perché non concede interviste e della sua vita privata si sa solo ciò che la casa reale vuol far sapere, quindi è sempre in scena, ma è molto misteriosa. Naturalmente si è chiesta se fosse autorizzata a scrivere della regina in un romanzo, ma, forte di una lunga tradizione in cui compaiono gialli con personaggi famosi, si è data la risposta che fosse autorizzata a patto di conservare un tono corretto. Inoltre il padre della scrittrice ha lavorato per i Windsor e ha conosciuto la regina quindi è una fonte preziosa di informazioni. I romanzi di questa serie non sono però romanzi di gossip, ma sono molto rispettosi e addirittura affettuosi nei confronti della sovrana anche se l’autrice dichiara di non voler dare l’impressione che la regina sia perfetta, ma piuttosto che sia un essere umano con desideri, passioni, antipatie e simpatie.
Alla domanda come abbia avuto l’idea di scrivere romanzi con la regina protagonista Bennett risponde che mentre stava scrivendo un giallo con un cyberdetective miliardario, a suo dire del tutto insoddisfacente, ha visto un episodio della serie The Crown in cui nota un particolare sicuramente errato: la regina mette un soldatino nel posto sbagliato nella riproduzione di un campo di battaglia. Bennett dice che Elisabetta non avrebbe mai potuto fare un errore del genere perché è un’esperta di tattiche militari e da qui ha avuto l’idea di scrivere gialli in cui emergessero le doti di osservazione e mediazione della regina e anche il suo senso dell’humour.
L’ironia è anche una caratteristica della scrittura dell’autrice inglese che è un’ammiratrice dello stile di P.G. Wodehouse, lei stessa dice che quando scrive le piace divertire i lettori e che tiene sempre a mente i suoi lettori ideali a cominciare dalla madre.
In Un problema da tre cani buona parte dell’intrigo ruota intorno ad alcuni quadri di Artemisia Gentileschi, quindi la domanda sul perché di questa scelta si impone. Bennett ci dice che anni fa ha scritto un libro per la Tate Gallery che parlava di artiste e anche di Artemisia, di cui la regina non possiede i quadri citati nel libro per la semplice ragione che sono stati inventati dall’autrice, ma possiede l’autoritratto. Artemisia ha suscitato l’interesse della Bennett non solo come artista, ma anche come donna e quindi ha voluto inserirla in questo libro che parla anche di donne maltrattate. Infatti non solo la vittima già citata, ma anche altre dipendenti di
Buckingham Palace, tra cui anche Rozie, assistente del segretario personale di Sua Maestà, sono oggetto di stalking.
Rozie ha un rapporto franco e aperto con la regina ed è lei a svolgere in prima persona le indagini che la sovrana investigatrice non può fare, tuttavia la ragazza non conosce tutti i pensieri della boss (come viene chiamata dai dipendenti), mentre i cani li conoscono.
Elisabetta ha compiuto novantasei anni e, nonostante durante la cerimonia di investitura si sia invocata su di lei la protezione divina in eterno, è facile prevedere che in un prossimo futuro possa lasciare questa terra quindi la serie dei gialli reali è destinata a interrompersi?
Nessuna paura, Bennett ha pronta la soluzione, i prossimi romanzi torneranno indietro nel tempo con una sovrana più giovane, ma sempre vispa sul fronte delle investigazioni e inoltre tratteranno anche il modo con cui Elisabetta si è rapportata con gli uomini di potere che ha incontrato nel corso del suo lunghissimo regno.
Infine un pensiero per il principe Filippo che compare come personaggio scanzonato e provocatorio al fianco di Sua Maestà. Il principe consorte è morto a novantanove anni quando il libro era già stato scritto, l’autrice glielo dedica con affetto e rispetto e come scrive lei: “senza il minimo timore. Avrebbe ridacchiato e scagliato il libro dall’altra parte della stanza sogghignando esasperato? Spero proprio di sì.”