“Tu a uno come Ugo Piazza non lo devi neanche guardare! Tu a uno come Ugo Piazza non lo devi neanche nominare! Tu a uno come Ugo Piazza non lo devi neanche sfiorare! Tu quando passa uno come Ugo Piazza il cappello ti devi levare! Il cappello ti devi levare!”
E chi se la scorda più la frase finale di Milano Calibro 9 di Di Leo, uno dei film anni’70 italiani che ci tenevo a vedere, per colmare la mia lacuna? Un film noir preso da un racconto breve di Scerbanenco, che inizia con una sequenza allucinante, gente fatta saltare in aria, violenza allo stato solido. Facce perfette, non c’è un attore che stona, caratterizzazione dei personaggi al millimetro, Moschin gelido e infido, ma con un cuore, il grande Mario Adorf sanguigno, ma con un grande senso dell’onore, Leroy implacabile, una vera macchina da distruzione… Stona solo il pippone moralista e impegnato, la lotta di mentalità fra i due poliziotti, ma immagino che in quegli avesse un suo perché e anche molto onorevole. Una storia a spirale, si comincia dall’alto e sai già che il tragitto non potrà che portarti sempre più in basso, nei gironi infernali del tradimento e della violenza. Ma come ho fatto a perdermi un film del genere?
Ugo Piazza: chi se lo scorda più?
emanuela zini