Gianni Simoni l’ex magistrato ormai giallista a tempo pieno, ritorna in libreria con Troppo tardi per la verità, suo nono o sbaglio? romanzo del filone bresciano. Un gradito ritorno con la Leonessa d’Italia per scenario e, immancabile corollario, lo stracollaudato gruppo della mobile passato al comando di Grazia Bruni ma con Miceli e Petri quasi in veste di aleggianti angeli custodi – ci propone stavolta un thriller ingarbugliato, che parte da un mortale e criminoso incidente notturno.
Ma a mo’ di jolly Simoni, tanto per scozzonare ben bene il mazzo della squadra bresciana che gli è cara, introduce una novità: il sovrintendente Salvatore Armiento. Piace a me, ma piace a tutti l’ingresso sulla scena di questo nuovo attor giovane, preparato e brillante, quasi un primo della classe ma che sa ancora arrossire.
La presentazione di Troppo tardi per la verità recita: «È notte fonda: un’auto lanciata a gran velocità per le strade di Brescia travolge un uomo, lasciandolo sull’asfalto senza vita e dileguandosi. Sembrerebbe un triste caso di omicidio colposo con omissione di soccorso, come anche i testimoni oculari confermerebbero, ma il sovrintendente Armiento della Stradale non ne è convinto…»
E bravo! Infatti tanti particolari non quadrano. E purtroppo il morto, ben vestito, aspetto signorile non aveva documenti su di sé. I due irreprensibili testimoni, o almeno pare, ingegner Cancelli e signora, che hanno chiamato la polizia, si allontanano subito dalla città per andare in montagna. L’investitore, un ricco negoziante che era alla guida di una Mercedes e si presenta il giorno dopo accompagnato dall’avvocato, dichiara di essere scappato per paura, però la sua versione sulla dinamica dell’accaduto non combacia con quella dei testimoni e, a confermare i sospetti di Armiento, spunta all’improvviso un nuovo teste con una diversa storia che cambia le carte in tavola. L’ omicidio colposo potrebbe trasformarsi in omicidio premeditato?
Il caso, accompagnato fisicamente da quel geniaccio di Armiento, passa per forza per competenza alla Omicidi, e quindi ai commissari Bruni e Miceli con la loro solita equipe e Petri dietro le quinte ma neppure troppo. Indagano in lungo e in largo. Ciò nondimeno le cose si complicano. Ci sarà un secondo mortale incidente d’auto. È un secondo delitto? Cosa c’è sotto? Bisogna darsi da fare e scoprire a tutti costi l’identità della prima vittima. Spunta una brutta traccia che parla di debiti di gioco e sospetti di bancarotta che si sposano a una storia di tradimenti e di gelosia che bramava vendetta… ecc. ecc. ecc.
Buon ritmo, soprattutto la prima parte, trama coinvolgente, indovinate le caratterizzazioni dei personaggi vecchi e nuovi, con le loro velleità e umane debolezze. Da leggere con piacere.
Troppo tardi per la verità
Patrizia Debicke