Scrittore e regista, Murakami Ryuunosuke è nato il 19 febbraio 1952 a Sasebo, nella provincia di Nagasaki. Pubblica il suo primo libro “Kagirinaku Tomei ni Chikai Blue” (“Un blu quasi trasparente”, storia di una generazione che si avvicina ogni giorno di più a quella dei coetanei occidentali, fra droga sesso e consumismo) nel 1975, romanzo che gli permette di vincere prima il premio Gunzou Shinjinshou e, successivamente, l’Akutagawashou. Il libro non diventa solamente uno strepitoso successo editoriale, ma conferisce al suo autore una straordinaria visibilità grazie alle implicazioni di carattere sociologico contenutevi. Negli anni successivi, Murakami conferma il suo talento altri due libri che gli valgono altrettanti prestigiosi riconoscimenti (“In za miso suupu” – In the miso Soup, premio Bungakushou e “Kyou sei chu” premio Junichiroshou).
La raccolta di racconti “Topaz”, in Italia “Tokyo Decadence”, è del 1988 e rappresenta lo zenit narrativo di Murakami che riuscirà anche nella difficile impresa di realizzare una trasposizione cinematografica altrettanto bella (datata 1991) e senza stravolgere o limitare i contenuti dell’opera letteraria. Si tratta di una raccolta dominata da un erotismo morboso e perverso, da una totale assenza di sentimenti e da un più generale senso di disfacimento morale che sembra colpire indistintamente ogni strato del tessuto sociale giapponese. Le giovani prostitute protagoniste dei racconti si sforzano di non abbandonarsi completamente ad una vita senza uscite d’emergenza, ma si trovano a fare continuamente i conti con barriere d’umiliazione, degrado e squallore che le trasformano in oggetti di piacere e scambio. Se il presente non offre alternative e il futuro si presenta come un’incognita sulla quale tuttavia non riporre troppe speranze, l’unica possibilità di salvezza rimane quella di attaccarsi alla spensieratezza e all’innocenza del passato. Ultimo baluardo e trincea dietro la quale nascondersi per evitare il definitivo annullamento di corpo e anima. Per esprimere la decadenza e il cinismo di una società colpita da un boom economico che ne ha compromesso la riconosciuta (e millenaria) solidità morale, Murakami adotta uno stile solido e lineare accompagnato da un linguaggio crudo ed preciso, privo di sottintesi e metafore per non appesantire la narrazione. In questo modo, rompendo i legami con la tradizione e smascherandone i limiti, Murakami si trova a fare da apripista per una nuova generazione di scrittori destinati a catalizzare l’attenzione dei lettori su un nuovo modo di fare letteratura nel paese del Sol Levante.
“Parlava come un sonnambulo. Io non lo ascoltavo affatto. Gli ho nuovamente infilato i piedini in bocca e mi sono resa conto che mi piace mettere le cose in bocca alla gente. In quel momento mi è venuto in mente di infilargli in bocca la cornetta del telefono. Promettendogli di togliermi le calze l’ho convinto ad accettare la cornetta per cinque minuti. Poi ho telefonato al manager e a sua moglie dicendo loro –Adesso vi faccio ascoltare una cosa divertente-, gli ho fatto spalancare la bocca quanto più poteva e chi ho messo dentro la cornetta”.