Il libro di Marie Vareille, che in Francia ha venduto un milione di copie, configurandosi come un vero e proprio caso editoriale, presenta un impianto narrativo di tipo tradizionale: al centro del racconto, disposto su piani temporali diversi e arricchito dall’uso della focalizzazione multipla, si pone, infatti, il rinnovato interesse per un crimine avvenuto anni prima (nella fattispecie, la scomparsa della giovane Sarah Leroy); la conseguente ripresa delle indagini, che riportano a galla segreti, bugie e mistificazioni varie, getta una luce nuova sui fatti di allora.
Fatti mai veramente del tutto acclarati, soprattutto vista l’assenza del cadavere e considerato che il colpevole, accusato dell’omicidio sin dalla prima ora, continua da anni a protestarsi innocente. All’interno del testo è più volte richiamato il delicato tema della “giustizia ingiusta”, attraverso uno sfaccettato dibattito tra vari personaggi, che finisce inevitabilmente per chiamare in causa anche il lettore.
Il caso di Sarah torna alla ribalta quando, in occasione del lancio di una nuova rivista online, la giornalista Fanny Courtin viene incaricata di recarsi a Bouville-sur-mer, sulle coste settentrionali della Francia, alla ricerca di particolari inediti sulla storia.
Al di là del dovere di cronaca, Fanny gode di un punto di vista privilegiato: sua sorella Angélique, fino a pochi mesi prima della scomparsa della ragazza, era stata la migliore amica della sedicenne scomparsa nel nulla durante l’estate del 2000.
Il fulcro dell’intero romanzo sta nella celebrazione dell’amicizia, soprattutto quella femminile, che nasce nell’adolescenza (in qualche caso anche prima) e prosegue per tutta la vita.
Il legame tra Sarah e Angélique e il sodalizio tra quest’ultima e il gruppo delle cosiddette Disincantate sottolineano la potenza di un sentimento in grado di offrire a queste ragazze solidarietà, aiuto, fiducia, a volte molto più di una famiglia, in un mondo in cui gli adulti, per ipocrisia, cattiveria o negligenza, non si accorgono o non vogliono accorgersi di ciò che accade intorno a loro.
Nel passaggio in cui racconta l’inizio della lunga amicizia tra Angélique e Morgane, l’autrice adopera, non casualmente, la metafora del naufrago che si vede lanciare un salvagente; allo stesso modo, nell’incontro, altrettanto salvifico, tra Angélique e Sarah, la prima indossa “un impermeabile giallo come il sole”, che simboleggia calore e luminosità, tanto più considerando che la scena si svolge nel cimitero in cui la piccola Sarah ha appena assistito al funerale della madre.
Ad accompagnare Fanny in questo viaggio indietro nel tempo a Bouville, è la figliastra Lilou, un’adolescente un po’ “contro”, che con la giornalista ha una relazione del tutto conflittuale e che, non appena apprende i dettagli della storia, si sente subito psicologicamente vicina a Sarah, come lei rimasta orfana a 8 anni e come lei costretta a confrontarsi con una “matrigna”.
Il rapporto tra adolescenti e adulti, tra sorelle, tra genitori e figli (o figliastri) è un altro capitolo interessante che attraversa le pagine di questo libro: un confronto dal quale “i grandi”(troppo impegnati nel lavoro o nella difesa delle apparenze) escono spesso sconfitti rispetto alle giovani generazioni.
Nonostante la molteplicità di input poco positivi, però, il libro sembra comunque lasciare aperto uno spiraglio: a molti dei personaggi è offerta una possibilità di riscatto, una qualche forma di redenzione.