Napoli, 1976 – 2011. Lila, nata nell’agosto 1944, bruna nervosa, incinta a 16 anni, separata, un figlio, sempre nello stesso rione, mai in treno o aereo, a 32 è un’imprenditrice informatica in carriera (con Enzo). La coetanea bionda tranquilla Lenù si è sposata bene a Firenze, due figlie, pubblicati due bei libri impegnati, a 32 fugge con l’amore di gioventù (che tiene famiglia). Dal 1979 si ritrovano, dopo un po’ nella stessa palazzina. Entrambe ora hanno un’altra figlia (nomi di madri e bambole), il 16 settembre 1984 scompare quella di Lila, nulla sarà più lo stesso in maturità e vecchiaia (Lenù a Torino). Il quarto tomo della stupenda lavorata opera dello pseudonimo Elena Ferrante (“Storia della bambina perduta”, e/o 2014, pag 455 euro 19,50), Elena in prima, mantiene eccelsi logica e stile: indulgenza e rabbia, empatia e distacco, entusiasmi e depressioni. Riconoscimenti o somiglianze poco importano: piacere puro di narrare e leggere. Politica e sociale hanno ruolo vero: pentapartito, mani pulite, Valenzi, Moro; camorra, Br, terremoto, computer. Tutto filtrato da donne nate povere, un soffio quando le vite non s’intrecciano. Meraviglioso: non perdetevelo!
Storia della bambina perduta
Valerio Calzolaio