Napoli. 1961-1968. Elena continua a raccontare. Faceva il liceo quando Raffaella si è sposata, entrambe 16enni. Erano cresciute povere insieme in un misero violento rione di plebe napoletana, senza telefoni e televisori, senza libri e italiano, lei figlia di un usciere comunale, l’altra di un calzolaio, madri casalinghe, lei tre fratelli piccoli, l’altra fratello maggiore Rino, lei bionda, l’altra nerissima. Dal giorno delle nozze (e delle scarpe) la vita le separa: lei illibata, miope occhialuta, brufolosa, troppo piena, indigente studiosa pensierosa commossa, mite; l’altra sistemata consumata seduttiva ricca elegante memore gelida, vivace e ribelle, più alta snella nervosa. Il matrimonio con Stefano non va, Lila resta incinta ma perde la prole, ha bisogno di mare, paga Lenù per accompagnarla, lei accetta perché vuole incontrare il ragazzo di cui è innamorata. L’estate a Ischia ancora una volta cambierà tutto, le farà allontanare a lungo, Lila tradisce e scopre l’amore, lei perde la verginità senza amore né sesso, Lila sarà ramenga con il figlio Gennaro, lei universitaria a Pisa. Prosegue la storia parallela di due artiste della scrittura, vicende emozioni genialità che si intrecciano. Una meraviglia anche la saga giovanile del dolente “pseudonimo” Elena Ferrante (“Storia del nuovo cognome”, e/o, pag. 475 euro 19,50), essenzialità e alterità napoletane nell’identità nazionale. Lingua ed esistenza sono ricerche sformate, smarginature, squilibri e molestie d’amore. Consiglio di leggerlo, di leggerlo ad alta voce con un affetto, poi di discuterne in compagnia elettiva. E’ inquieta la vita, alcuni (pochi) continuano a viverci dentro e noi in altri, non dolcemente, diacronicamente, senza coerenza o reciprocità. Siamo molto meno diversi di quel che crediamo, anche se ogni istante di ciascuno è irripetibile, accidenti! Paul Anka e uovo sbattuto.
Storia del nuovo cognome
valerio calzolaio