Nico De Luca è ispettore di polizia a Bologna. Nella sua carriera ha risolto casi complessi e sa come condurre le indagini con la sua piccola squadra affiatata. Questa volta sono ben tre le partite che dovrà giocare. La prima riguarda un serial killer di donne, la seconda uno strano rapimento e la terza racconta un omicidio in una prosciutteria. E poi c’è Vincenzo Galimberti, testimone nel primo caso preso in esame da De Luca e vero protagonista del libro. È la sua voce, quella del Re Bianco, che ascoltiamo ed è la sua vita passata in rassegna pagina dopo pagina mentre il Cavallo, De Luca, prosegue imperterrito nelle sue indagini.
I destini dei due si incrociano e danzando ora si avvicinano e ora si allontanano sino al tragico epilogo.
In questo secondo episodio ritroviamo l’ispettore di origine salentina con i suoi pensieri rigorosamente in dialetto e la nipote Giulia che vive con lui e tenta di dare un ordine ai suoi pasti e alla sua vita. Le indagini si snodano in una Bologna sonnolenta e attraversano alcuni suoi scorci iconici come la “finestrella” passando per l’indimenticabile via Paolo Fabbri e i famosi portici del centro.
Tutto il libro poi è una sorta di tributo a De André con mille citazioni e in particolare lo è il fil rouge con i versi de “La cattiva strada” che compare negli aneddoti insensati del direttore di banca di Vincenzo. Faber 73 è anche il nickname scelto da Vincenzo stesso nella partita a scacchi on line con Faber 37, una sorta di suo doppio dalle intenzioni distruttive che si chiariranno solo alla fine del libro.
Anche lo stile in qualche modo cerca di riprodurre la poeticità dei testi di De André, soprattutto nella prima parte dove si affollano metafore azzardate, metonimie avventurose, similitudini insolite, aggettivi inaspettati:
“Bologna, l’autunno, un cielo di pecore sciatte.”
“Due gocce d’acqua si rincorsero sulla lente destra degli occhiali e lì annegò il divagare di Vincenzo.”
“Monia sospirò accartocciando quelle parole intorno agli steli umidi.”
La famiglia di Galimberti non ha nessun tratto particolare e la vita di moglie, marito e figlio adolescente scorre tranquilla fino a che all’improvviso qualcosa si incrina, come sotto una malefica regia e gli eventi catastrofici si susseguono a cascata senza nessun freno.
Eppure tutto alla fine torna, il passato si ricompone con il presente e tutta la partita acquista un senso.
Nico, Vincenzo e tutti gli altri personaggi che popolano il romanzo descrivono con i loro tanti vizi e le poche virtù un mondo di anime perdute, di corpi alla deriva senza più vita né entusiasmo, piccole isole circondate da un mare dove abbondano gli squali.
E poi c’è Bologna, che non è quella bonaria di Sarti Antonio e nemmeno quella sognante di Lucio Dalla o quella al contempo triste e giocosa di Francesco Guccini.


