Si potrebbe definire Revival di Stephen King una rock ballade, un classico senza tempo che si è soliti sentire in radio e di cui spesso ci si sorprende a fischiettare sulla melodia oppure a canticchiarne il ritornello. Perché è il blues (con inizio in mi minore, come tutti gli evergreen) o meglio è la musica il filo conduttore di questo romanzo che vede come suo protagonista principale Jamie Morton e la sua vita costellata di un saliscendi continuo tra gli inferi e una (quasi) redenzione.
Sullo sfondo l’America di provincia, il Maine in particolare, immagini che dal bianco e nero o ancora meglio sfuocate si tingono dei colori delle vicende che questo personaggio ci racconta; una sorta di pellegrinaggio verso una meta che è proprio là, in fondo ad un tunnel difficile da superare.
La nemesi di Jamie Morton è il reverendo Charles Jacobs, una sorta di sciamano o meglio ancora stregone che a più riprese si affaccia nel romanzo e che ogni santissima (è un ex prete…) volta sconvolge le vite delle persone che proprio in queste pagine trovano la radice delle loro storie personali.
L’horror di cui Stepen King è maestro, viene somministrato a piccole ma letali dosi, nell’attesa ci si crogiola lentamente tra passaggi leggermente prolissi e il tema dell’elettricità come soluzione a mali talvolta incurabili secondo i crismi della medicina tradizionale. Sì perché il reverendo cura i suoi malati attraverso metodi innovativi che però, per molti dei malati, hanno effetti collaterali devastanti che portano alla pazzia più completa e alla violenza.
Jamie Morton indagherà anche su questo, dopo essere stato salvato da Jacobs dalla dipendenza da eroina, in uno gioco che legherà questi due personaggi verso un destino comune, ineluttabile e dai risvolti tutt’altro che sereni.
Revival di Stephen King è, e resterà un classico di genere. Una rock ballade appunto, destinata a rimanere una classico senza tempo.
Revival – stephen king
Marco Zanoni
