Finse, Alpi norvegesi. Quattro giorni di febbraio 2007. L’uragano Olga fa deragliare un treno, muore il macchinista. Feriti e sconvolti i 268 passeggeri vengono a stento condotti in salvo, perlopiù in un albergo confortevole, vi restano isolati perché la bufera peggiora, oltre 30 gradi sottozero, tutto coperto di neve. Fra di loro c’è anche la 47enne Hanne Wilhelmsen, da 4 anni sulla sedia a rotelle, stava andando a Bergen da un americano specialista di lesioni alla spina dorsale. Vive a Oslo con la compagna Nefis, la loro figlia Ida di quasi 4 anni e la governante Marry, è omosessuale e ombrosa, tappata in casa. Prima che un proiettile le avesse tranciato il midollo spinale, era stata brava poliziotta per oltre un ventennio: suo malgrado, si trova costretta a indagare sull’omicidio di due sacerdoti una notte dopo l’altra, Cato sparato con pistola, Roar infilzato con ghiacciolo. Il mistero è completato dagli appartati ospiti dell’ultima carrozza: una principessa?, una personalità?, un terrorista? Con relative guardie del corpo!
Anne Holt (1958), laureata in legge, giornalista dal 1984, avvocato dal 1994, ministro della giustizia norvegese nel biennio 1996-97, ha pubblicato ora in Italia un altro bel giallo, l’ottavo della serie iniziata nel 1993. Nel frattempo ha scritto anche tanto altro, di genere e non solo. Considera il movente il buco della serratura dell’atto criminale, l’indagine serve a capire le connessioni, ben diverse dalle casualità. E, non a caso, ci sono altri morti in poche ore, oltre agli assassinati. L’amata protagonista ha maturato quasi il peggior carattere di eroe seriale che si ricordi. E, non a caso, il suo contraltare è nel romanzo Berit (nome di un’autrice che aveva scritto a quattro mani altri romanzi della serie), splendida deliziosa efficiente direttrice dell’hotel, Il titolo fa riferimento all’altezza montana dell’ambientazione. Le specialità alimentari sono succulenti e locali: “sluskesuppe” e “mulligatawny”, poi zuppa di cavolfiore e arrosto di cervo.