Francesca Mautino, sorella della nota divulgatrice scientifica e saggista Beatrice, esordisce nella narrativa gialla con Qualcuno che conoscevo, un cosy crime che mette in scena le infelicità di una mamma trentenne, ormai dimentica dei sogni giovanili. Valentina è una madre particolare, perché ha partorito tre gemelle a cui ha dato i nomi delle tre sorelle Bronte, in parte perché il suo cognome è Bronti, in parte per il suo intenso amore per la letteratura. Il quotidiano, però, la travolge impedendole non solo di portare a termine la lettura del David Copperfield, ma soprattutto di aggiustare la bussola della sua esistenza, che sta smarrendo i punti cardinali della realizzazione personale. Non l’aiuta un compagno ( o meglio ex) che in quanto a smarrimento non è messo meglio di lei. Un giorno, però, negli intricati nodi della sua esistenza, angariata pure dai continui tentativi delle tre piccole Bronti/e di fuga dall’asilo, si infila anche quello della scomparsa di Elisa, una giovane studentessa sparita nel nulla dieci anni prima, apparentemente assai lontana dalla precaria realtà di Valentina, eppure molto più vicina di quanto lei stessa creda.
Con toni umoristici, che spesso approdano al comico, l’autrice rappresenta una realtà comune a molte giovani madri. Se in poche partoriscono tre gemelle, in molte sono costrette, come la protagonista, a fare i conti con un lavoro che pretende sempre l’efficienza e la dedizione assoluta ( e quindi sono obbligate a licenziarsi o come fa Valentina a “mettersi in pausa), e in molte sono travolte da compiti quotidiani che ti sottraggono l’entusiasmo e la voglia di sognare della giovinezza. Valentina cerca di districarsi con una buona dose d’ironia e di leggerezza in mezzo a tutti questi problemi e trova anche il tempo per investigare sulla scomparsa di una ragazza che dapprima la incuriosisce, ma in seguito si infila sempre più nei suoi pensieri, sino a costringerla a fare i conti con se stessa, conti da troppo tempo rimandati.
L’autrice del romanzo è laureata in Storia del cinema e scrive per la televisione, questo le consente di costruire una storia dal finale “cinematografico”, con un susseguirsi di rivelazioni e possibili colpevoli che spiazzano il lettore, sino a condurlo all’inatteso finale.