Pupi Avati – Fra la Via Emilia e il Midwest
Della filmografia di genere, scritta dal maestro bolognese fanno parte anche film affidati ad altri registi. È del 1991 Dove comincia la notte, diretto da Maurizio Zaccaro sulla base della sceneggiatura di Avati. Girato interamente negli Stati Uniti, e precisamente a Davenport, nello stato dell’Iowa, la pellicola ha una location particolare: la casa in cui visse realmente il jazzista Bix Beiderbecke, di cui Pupi Avati è un grande ammiratore, comprata non a caso dal regista insieme al fratello Antonio.
Dopo la morte del padre, il giovane Irving Crosley torna dopo tanti anni nella casa di famiglia, che abbandonò insieme alla madre a seguito di un doloroso scandalo: il suicidio di una ragazza, Glenda Mallory, allieva e presunta amante di Nat, il padre di Irving. L’intenzione del giovane è donare quella casa ai parenti supersiti di Glenda, la madre e il fratello, come risarcimento per la perdita subita, e della quale addebita la responsabilità al padre. Tuttavia, una serie di eventi sempre più ambigui, inquietanti e inspiegabili, rimandano la firma dell’atto di cessione della casa. Irving si aggira per quelle stanze buie, sempre più convinto che vi si nasconda qualcuno. Forse lo stesso Nat con Glenda, che in realtà ha solo inscenato il proprio suicidio per scomparire con l’amante? L’aiuto di Nora, figlia dell’avvocato che ha preparato l’atto di donazione, di Sybil, che cataloga l’archivio di Nat, e del suo ragazzo, oltre alla testimonianza sorprendente di un vecchio amico del padre, conducono Irving a scoperte spaventose che ne sconvolgono le certezze. Sembra proprio che in quelle stanze si stia replicando un dramma avvenuto in prossimità del Natale, recitato dagli stessi personaggi di allora, che paiono galleggiare nell’atmosfera terrificante della casa.
Telefoni staccati da anni che squillano all’improvviso, luci accese in una villa disabitata, ombre che sgusciano dietro i vetri, decorazioni natalizie appese a un lampadario che tintinnano, agitate dalla corrente di una finestra aperta, un plaid insanguinato e una medaglia nascosti nel bagagliaio dell’auto di Nat Crosley, gocce che cadono dalla soffitta sebbene non piova da settimane: ha davvero torto la compagna di banco di Glenda quando sostiene che la ragazza non si tolse la vita, 14 anni prima? E perché il fratello di Glenda ha fatto ricoverare sua madre Ruth in una casa di cura e nega a Irving il permesso di parlarle? Sembra proprio che qualcuno custodisca un segreto spaventoso. L’espediente narrativo da cui si dipana la storia, e che tornerà in un altro film avatiano, La stanza accanto, è il ritorno di un giovane uomo in una località di provincia dove la sua adolescenza fu funestata da un terribile trauma. L’abilità della partitura di Pupi Avati, realizzata da Zaccaro, consiste principalmente nella creazione di una suspense densa e compatta che cresce esponenzialmente all’incalzare degli eventi, senza ricorrere a scene truculente, omicidi efferati o effetti speciali. Un diario segreto scritto da Nat e una boccetta di smalto rinvenuta in un tombino, porteranno Irving a scoprire cosa sia veramente accaduto in quella casa 14 anni prima, chi sia morto, chi sia stato ucciso e da chi, in un sinistro rondò che sconvolgerà per sempre il suo equilibrio mentale.
Pupi Avati – Fra la Via Emilia e il Midwest continua…