Pandemia – Laurence Wright



Laurence Wright
Pandemia
Piemme
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Sorpresa, sorpresa  è uscito il 5 maggio e parla, figuratevi un po’, di una spaventosa pandemia provocata da un virus che somiglia tanto al Covi 19. Scritto dallo scrittore, giornalista sceneggiatore e premio Pulitzer Lawrence Wright, reso celebre dal suo “Le altissime torri” (in inglese: “The Looming Towers”), un bestseller sugli attentati dell’11 settembre poi trasformato anche in una serie televisiva. Insomma, uno che ci sa fare eccome coi disastri di ogni genere. Quale sarà la risposta del pubblico? Oddio certo ci saranno quelli più schiacciati e provati dai mesi sotto il fatale tallone del Corona virus che non ne vorranno sapere. Forse ci sarà chi preferirà ridere, leggere magari di impossibili e stravaganti avventure invece di avvinghiarsi nell’orrore di descrizioni di morti spaventose. Ciò nondimeno non ho idea del livello di ritorno del masochismo umano, esaltato da un quinquennio almeno di orrori in diretta su You Tube . E se invece nelle affollate “chiese degli adoratori del complotto” si pensasse a metterlo sugli altari per esorcizzarlo? Non mi pronuncio, anche perché Pandemia è un polposo mixer di fantapolitica mischiata alla guerra batteriologica con in più, a far da fil rouge, l’americanissima famiglia americana di un rachitico (per colpa dei genitori) ma straordinario scienziato, destinato a salvare una parte di mondo (naturalmente sotto la bandiera della stella a strisce). Insomma, tanta roba tutta insieme per un romanzo parascientifico su un virus devastante che inizia in Asia prima di diventare globale. Un romanzo con tutte le stigmate di un bestseller istantaneo ma pare di no. Perché invece, secondo l’autore, si tratta di un testo sul quale stava lavorando da due anni, rifacendosi alla mai dimenticata memoria della spagnola che nel 1918 fece decine di milioni di vittime molto di più della I Guerra mondiale. Molti scrittori finora avevano scritto libri con catastrofiche ipotesi su fatali pandemie pronte a sterminare la specie umana. E visto anche le prospettive esposte dieci anni fa anche da Bil Gates basate su precisi segnali scientifici, penso che qualche robaccia del genere a conti fatti potesse essere prevedibile. Quindi niente sfera di cristallo. Wright avrebbe costruito un romanzo che, avvalendosi come fa con le sue inchieste giornalistiche di interviste con esperti di medicina, epidemiologi, militari e ufficiali del governo, ruota intorno all’improvviso scoppio di un’epidemia in un campo di internamento indonesiano. Quarantasette persone muoiono all’improvviso con gli agghiaccianti sintomi di una febbre emorragica acuta. Il rischio del contagio, come riscontrerà subito il protagonista Dr. Henry Parsons (un microbiologo ed epidemiologo), – improbabile ma carismatico eroe americano inviato sul posto dall’Organizzione Mondiale della Sanità per un prelievo e un accertamento- è altissimo. I tre volontari francesi di Medici Senza Frontiere che presidiavano il campo sono già tutti morti nel vano tentativo di arginare l’epidemia. Ragion per cui intanto lui si farà quattordici giorni di quarantena, comunicando solo via telefono con i colleghi arrivati con il primo volo. Quando il dr. Parsons può rimettere il naso fuori, tutto sembra ok, il campo è stato sigillato. La zona rossa ha funzionato? Parrebbe, ma c’è un ma, anzi un pericolosissimo ma, perché OMS e polizia indonesiana, pur allargando a macchia d’olio i controlli a tappeto su chi avrebbe potuto essersi infettato non riescono a trovare l’autista del taxi che aveva accompagnato dentro al campo il dottore. E proprio lui, ancora asintomatico ma forse infetto, insomma una bomba virale pronta ad esplodere, è in viaggio per unirsi ai milioni di fedeli diretti alla Mecca per l’Hajj l’annuale pellegrinaggio islamico alla città santa. Parsons non può perdere un minuto. Salta sul primo volo per l’Arabia Saudita e chiede aiuto a un collega e amico, l’illuminato medico saudita e membro della famiglia reale. Insieme cercano di individuare l’autista in mezzo al caos delle celebrazioni rituali e quando purtroppo lo trovano, già morto e con evidenti segni di infezione, mettono in atto, con l’avvallo del sovrano, un disperato tentativo di chiudere e tenere in quarantena l’immane folla di pellegrini nella città santa… Invano ohimè… Le truppe vengono travolte da un oceano di gente in preda al panico e da quel momento la pandemia sarà incontenibile. Con subito qualcuno che tenta di imputare la diffusione all’Arabia Saudita o ai suoi nemici? Si parla di silenzio cinese, di un primo focolaio tenuto nascosto all’OMS. In mezzo a tutto questo, le grandi potenze soffiano sul fuoco e scoppia una guerra tra iraniani e sauditi. Ma di peggio in peggio perché, al di là dell’Oceano, un’emigrata russa, una donna che è arrivata al livello di vicedirettore della Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, si affretta a dare una risposta a quello che potrebbe essere un atto di guerra biologica da parte del Presidente russo Putin. La Russia naturalmente contrattacca. Tutte relazioni globali già sfilacciate iniziano a rompersi, una dopo l’altra, davanti all’incontrollabile dilagare della pandemia. Negli Stati Uniti la moglie di Henry, Jill, e due figli devono confrontarsi con la diffusione del virus ad Atlanta e provare a sopravvivere. La oscena malattia si abbatte negli Stati Uniti, smantellando tutto: le istituzioni scientifiche, religiose, governative e decimando la popolazione ormai ridotta alla fame. Ritroviamo in larghissima scala in Pandemia la parola coronavirus, e concetti a cui ormai ci siamo abituati, come il distanziamento sociale e la morte per carenza di ventilazione nei polmoni. Insomma gran parte del contenuto di questo romanzo ci riporta ormai alla difficile quotidianità che sopportiamo anche se almeno finora meno traumatici di quelli narrati da Wright nel suo catastrofico thriller. Thriller in cui con un biblico e ferale crescendo la narrazione si dilata, fino a parlare di terrorismo globale e di guerra biologica, mentre il mondo sprofonda ogni giorni di più nella depravazione morale e si avvia verso la fine della civiltà.
Laurence Wright è un giornalista del New Yorker, drammaturgo, sceneggiatore e autore di dieci libri di saggistica, tra cui Le altissime torri (Adelphi), con il quale ha vinto il Premio Pulitzer nel 2007. Ha insegnato all’Università del Cairo in Egitto. Vive con la moglie ad Austin, in Texas.

Patrizia Debicke

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