Los Angeles, la città che rade permanentemente al suolo il suo passato. Settembre scorso. Il 34enne Simon Johnson sembra non avere legami e radici. Da sette mesi macina numeri impiegato in una società di contabilità, mangia panini preparati a casa in uno snack con due colleghi, gira con una Volvo del 1987, fa sesso in videocabine, fuma solo per strada, nel grigio appartamento parla con un pesce rosso. Poi c’è il coetaneo sosia Jeremy Shackleford, benestante apprezzato professore di matematica al “Pasadena College of the Arts”, sposato con la bella bruna Samantha, amante allieva 18enne rimasta incinta. L’anno prima avevano avuto un incidente d’auto su Mulholland Drive e lui (dopo coma e sfregi) era ancora sconvolto. Simon scopre tutto ciò quando Jeremy cerca di ucciderlo, le parti si invertono e lui prova a impersonare lo sconosciuto intruso ormai morto. Chi ci capisce è altrettanto allucinato. Discutibile e faticosa la nuova prova dello sceneggiatore Ryan David Jahn (“Omicidio allo specchio”, Fanucci Timecrime 2012, pag. 249 euro 7,70; orig. “Low Life” 2010, trad. Cristina Genovese), in terza su Simon. Panini e Skip James.
Omicidio allo specchio
valerio calzolaio