Il nuovo romanzo di Mario Mazzanti “Non uccidere” segna il ritorno della strana, ma ben assortita, coppia composta dal commissario Sensi e dal dottor Claps. Duro, disincantato e diffidente il primo, introverso e tormentato dall’empatia che prova sia nei confronti delle vittime che dei carnefici, il secondo. L’indagine che li riporta a collaborare, affonda le sue radici nel recente passato di entrambi. Sono passati sette anni dal loro primo incontro/scontro e dal primo caso risolto insieme, la cattura dello spietato serial killer Giacomo Riondino. Crudele, intelligente, ma affetto da una rara e, a suo modo affascinante, patologia psichiatrica, Riondino era riuscito a evitare il carcere per essere affidato a un istituto psichiatrico per sei anni prima di essere trasferito in un centro di recupero dal quale riesce a evadere. Una fuga programmata da tempo e progettata senza lasciare nulla al caso, violenta e imbrattata di sangue. Per Sensi e Claps si prospetta pertanto una corsa contro il tempo, un’indagine dal ritmo serrato dove commettere un errore potrebbe essere fatale. Insieme a loro, coinvolta in prima persona, troviamo un’altra vecchia conoscenza, Greta Alfieri. Non è più la giornalista senza scrupoli e sempre a caccia di scoop conosciuta in “Scacco alla regina”, scrive per il web sotto pseudonimo e sembra non rimpiangere nulla del suo passato. Tuttavia, dopo un’iniziale diffidenza, abbandona le sue remore e, affiancando Claps, finisce per ritrovare le mai assopite passioni e ambizioni. “Non uccidere” è un thriller che gioca su diversi piani, abbinando azione e investigazione psicologica. Omicidi efferati, capovolgimenti di situazioni e inquietanti immersioni nella mente malata del serial killer. Un pericoloso gioco d’incastri con repentini cambi di prospettiva, costruito di luci e ombre e sorretto da una trama ben congeniata, senza amnesie. Mazzanti, nella narrazione, non si risparmia. Usa alternativamente fioretto e spada. Mescola le carte e le distribuisce una alla volta calcolando con precisione tempi e modi. Schiaccia a fondo sull’acceleratore e rallenta. Spinge in una direzione il lettore, lo convince e poi lo costringe a ritornare sui suoi passi e a ricominciare daccapo. Un libro che saprà soddisfare i palati più esigenti, che riempie, soddisfa, ma non sazia. Perché si ha voglia di leggerne ancora.
Non uccidere
Ferdinando Pastori