Musica in Elettronoir

Marco Pantosti: Voce, Pianoforte
Matteo Cavucci: Chitarra Basso
Davide Mastrullo: Elettronica/Campionamenti
Nando Mattera: Produzione artistica, fonico
Georgia Colloridi : Voce, Amore inquieto

Sono gli Elettronoir. Un suono sospeso tra Morricone e Cure, Warp e Labrador. Gli anni ‘70 delle pellicole italiane e gli anni ‘80 della New Wave. Avanguardia e melodia. Pianoforte, Voce Maschile. Chitarra Basso. Elettronica, Campionamenti. Voce Femminile. Storie d’Italia degli anni 70, rosse come il sangue e nere come il piombo. Una colonna sonora per film già scritti, diretti, interpretati.

Parliamo un po’ di voi e delle vostre influenze musicali.
Ci formiamo a Roma agli inizi del 2004 e dopo una serie di concerti test produciamo il nostro primo disco.
Eravamo diversi, avevamo un altro nome. L’evoluzione stessa del progetto dettò il marchio -ELETTRONOIR-
Da allora abbiamo portato avanti la nosta ricerca di sintesi minimale fra musica, atmosfere, parole e colori.
Oggi, con tre lavori in studio (Dal Fronte dei Colpevoli – 1002006 – Non un passo indietro) abbiamo solo tanta voglia di suonare in giro.

Al primo ascolto il vostro sound ricorda vagamente quello dei Baustelle, ma a mio parere siete molto meglio. Accettate il paragone?
No, affatto. I Baustelle sono un ottimo riferimento, ma non per noi. Ci collochiamo in altri luoghi, fra De Andrè ed i Joy Division, fra punk ed elettrononica.
Tant’è vero che, nel ringraziarti per il tuo “siete molto meglio”, non crediamo sia nemmeno facile esprimere un giudizio tecnico, e non solo di gusto, di comparazione fra noi e loro.
Possiamo dire però con certezza che abbiamo bevuto dallo stesso calice culturale per qualche tempo, ci piacciono ad entrambi i buoni vini, nulla più.

La vostra musica si ispira ai film polizieschi, ma che rapporto avete con la lettura ed in particolare col giallo?
Più che ad un genere cinematografico ben definito prendiamo spunti da un’immaginario che abbiamo scelto nella letteratura, il cinema e l’arte visiva degli anni 60/70.
Tentiamo di rendere contemporaneo, o esaltare la contemporaneità, di elementi sensibili scritti in tempi lontani ed in contesti diversi.
Abbiamo musicato il monologo di Volontè in Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri per poi sfogare quella rabbia nella voce pacata di Pasolini che fotografa la confusione rassegnata di un ceto sociale “sano” nell’istinto e corrotto dall’individualismo.
Questo lo abbiamo calato in un nostro racconto diviso e strutturato in una trilogia episodica, musicale, seguendo le tracce di Jean Claude Izzo nei tre, bellissimi, romanzi di Marsiglia Chourmo, Total Khéops e Solea.
Sottoponemmo, tempo fa, a Massimo Carlotto il nostro lavoro e ne rimase ben meravigliato.
Se poi si considera il fatto che oggi, alla fine del decennio, il noir ha una strettissima connotazione con la realtà, possiamo anche usarlo come sinonimo di neo-realismo.
Siamo un popolo sfasciato nel cuore di un vortice. Il giallo ormai è lontano, la realtà ci ha restituito ogni tipo di perversione, lontana da ogni immaginazione, e vuole essere raccontata per quello che è: noir e maniacalmente elettronica, inafferabile. Noi questo facciamo.

fabio spaterna

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