Siamo a Vienna, nel 1811, e Cherubino Hofner assiste alla replica de “Le Nozze di Figaro” di Mozart. Il suo è un incarico di lavoro, infatti è un giornalista della «Die Wiener Stimme», ed è lì per redigere un articolo sullo spettacolo. Mentre lo scrive di malavoglia, ripensando alle proprie traversie amorose, alla depressione che lo tormenta e alla passione per l’alcool da cui è dipendente, si rende conto che proprio quel giorno cade il ventesimo anniversario della morte del grande maestro, e un fiume di emozioni lo assale. Cherubino venera Wolfang, fin da piccolo suo padre gli ha insegnato ad amarne la musica celestiale, e lo angustia profondamente il pensiero che Mozart sia morto solo, povero, abbandonato da tutti e sia finito in una fossa comune. Di lui si sono perse persino le ossa. Come se non bastasse, nessuno conosce la vera causa della morte e la sua fine rimane avvolta nel mistero. Così Cherubino decide di scrivere una serie di otto articoli, attraverso i quali condurre un’inchiesta sulla scomparsa del grande musicista: “Come è morto Wolfang Amadeus Mozart? È stata la malattia ai reni a ucciderlo, oppure è stato assassinato?” si chiede nell’indagine e per rispondere inizia a frugare nella vita di Mozart, ripartendo dal giorno del funerale e riscoprendo gli antichi amici del grande musicista, di cui tutti si erano dimenticati.
Quello che svela durante la sua inchiesta lo sconvolge. In molti avrebbero voluto uccidere Mozart, perché in molti lo odiavano e ne desideravano la morte. Le ipotesi sulla sua fine sono molteplici; ad assassinarlo avrebbe potuto essere un marito tradito, o un rivale invidioso, oppure un creditore insoddisfatto, o un confratello massone, perché, quello che Cherubino ha scoperto sono: “Verità molteplici, incastrate una dentro l’altra, come scatole cinesi, senza mai arrivare alla fine della serie. Ognuna di diversa forma e consistenza, alcune dai contorni più definiti, altre più opache e fragili: la verità del conte Walsegg, quella di Shikaneder, di Costanze. E poi quelle di Rudolf il becchino, di padre Friedrick, di Carl Thomas Mozart. Di Magdalena Hofdemel, di Anne Lise Braunn, di Puzzola il barbone, di Peter Aldrich. Di Stadler e della massoneria. (omissis) Tutte erano convincenti, tutte avevano un senso.”
Ciò che gli è chiaro, alla fine della sua indagine, è che Mozart doveva morire, perché era un folletto capriccioso, un bambino incosciente ed egoista, capace di tradire senza scrupoli e senza pentimento. Un bambino, però, al quale “Dio aveva dato il compito di parlarci dell’Assoluto“.
Cherubino è consapevole che nessuna delle verità che ha individuato è definitiva, anche se deve scegliere, perché il pubblico ne vuole una tutta sua. I lettori della «Die Wiener Stimme» vogliono sapere che fine ha fatto Mozart.
Per capire se il nostro giornalista riuscirà a svelare o meno l’arcano, bisogna leggere il romanzo fino alla fine. Non è un’impresa difficile, perché ancora una volta i fratelli Morini hanno saputo confezionare un giallo intrigante e coinvolgente, che il lettore divorerà tutto d’un fiato.
Mozart deve morire – Francesco Morini e Max Morini
Maria Cristina Grella