Il commissario Oppenheimer e la banda dei fazzoletti gialli
Chi ancora non conosce il commissario Oppenheimer, non può perdere l’occasione!
Dalla genialità e dalla solida preparazione di Harald Gilbers, studioso di storia e letteratura, nonché giornalista, è arrivato da tempo questo affascinante personaggio: un commissario ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento, impegnato a combattere il crimine nella Berlino del dopoguerra, alla fine degli anni Quaranta.
Morte sotto le macerie inizia con un ritrovamento macabro: durante i lavori in una discarica affiorano tre cadaveri. Tre uomini, sconosciuti, cui non fa riscontro alcuna segnalazione di scomparsa, sepolti in una sorta di fossa comune a Berlino.
Ben presto le indagini del commissario Oppenheimer trovano il filo rosso, che collega i ritrovamenti: ecco che la trama si svela, ci offre tutte le particolari caratteristiche del suo metodo investigativo, nelle gelide notti berlinesi.
Un gelo che sentiamo anche noi, complice la storia, legata alla profonda tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, al blocco di Berlino, ai passaggi aerei degli americani.
Tra disegni, rilevamenti, identikit – siamo nel 1949 – qualche immagine comincia a prendere forma e più prende forma più la storia si complica e ci intriga!
Qualcuno ha notato qualcosa, si cercano tracce: e sono proprio queste a stupire gli investigatori.
Nel dopoguerra, in una Berlino ovest dove si fatica anche a trovar da mangiare, dove una caramella alla menta è un bene prezioso, chi sono i probabili assassini vestiti con scarpe nuove, abiti costosi e un fazzoletto al taschino?
Le indagini, se pur complesse e con una lettura resa un po’ ostica dai nomi tedeschi, qualcuno impronunciabile, sono ancora più interessanti perché condite con riflessioni e dialoghi, alcuni malinconici altri pervasi da sottile umorismo.
Le iniziali speculazioni del commissario Oppenheimer divengono ben presto radicati sospetti: il “nostro” si intrufola in una cena, dove riesce ad arraffare qualche tartina da portare a casa, e a recuperare contatti e informazioni utili.
Lo vediamo costretto a raggiungere i luoghi di indagine in bicicletta, la sera, attraversando strade ghiacciate e scrivendo i rapporti nel suo ufficio gelido. Lo sentiamo preoccupato, per il figlio adottivo Theo, che in qualche modo cerca di lavorare, siamo con lui nell’auto di servizio a bere caffè surrogato.
Che bella la scrittura di Gilbers!
Morte sotto le macerie già interessante per ambientazione e periodo storico, diventa ancor più intrigante per questo perfetto calarsi nei personaggi e nella storia, sino al tocco – un vezzo intelligente – che dà il nome all’operazione ma che, soprattutto, nel buio delle notti tedesche illumina come uno spot i maggiori indiziati: quelli della banda dei fazzoletti gialli.