Tre i protagonisti di questo romanzo di Castellanos Moya edito in Italia da Rizzoli: José Zeledón ed Erasmo Aragón, sono due salvadoregni in fuga dal proprio Paese e dalla guerriglia, con un bagaglio non trascurabile di comprensibili conseguenze.
E poi c’è Moronga, tanti ruoli e forse nessuno, il filo rosso che lega tutto, la cima da tirare per consentire ai tasselli di trovare una giusta sistemazione. Pescatore, trafficante di stupefacenti, collaboratore di giustizia: questo e molto altro.
José Zeledón, ex guerrigliero salvadoregno, emigrato da anni negli Stati Uniti, prova a rifarsi una vita cambiando periodicamente città e barcamenandosi tra mille impieghi e continui flash back con quello che è stato un passato mai messo alle spalle. Si comporta bene, fa il suo dovere, ma su di lui gravano sia il peso del vissuto sia l’incombenza di un lavoro da proseguire in terra statunitense. La prima parte del romanzo narra di lui e della sua attesa. Non sarà questione né di ore né di giorni, ma prima o poi incontrerà il Vecchio e apparirà Moronga.
E qui l’autore interrompe il racconto delle gesta di Zeledón e si focalizza su un nuovo protagonista.
Infatti la seconda parte del romanzo si occupa di esporre le vicissitudini di Erasmo Aragón, professore paranoico ed erotomane, con trascorsi nella resistenza salvadoregna, giunto anch’egli a Merlow City. In questa città universitaria del Midwest americano intende svolgere una ricerca sul poeta rivoluzionario Roque Dalton, che fu tradito e ucciso, chissà se è vero, dai suoi stessi compagni.
Su entrambe le figure dei due salvadoregni, che occupano le prime due parti del romanzo, si delinea il ritratto critico di una società, quella statunitense, soggetta, soggiogata e costretta a sopportare il macigno di una sorveglianza continua.
Nel complesso la narrazione corre veloce – nella prima parte con frasi rapide e asciutte, poi con periodi lunghi e complessi – ad elencare fatti e situazioni vissute dai due protagonisti, le loro fobie, i desideri, le paure e l’ossessione che li accomuna per il controllo subìto e sopportato dalla collettività. O solo da loro?
Zeledón è razionale e prudente: essere invisibile è l’obiettivo della sua esistenza. Aragón invece parla, parla, parla: è travolto e perturbato dalle sue ossessive paure.
E, per la seconda volta, Castellanos Moya interrompe la narrazione. Dopo aver descritto e fatto muovere e parlare Aragón, si interrompe e si va alla partita finale.
Con una costruzione assolutamente originale, l’autore sfida il lettore a non desistere e a giungere alla terza parte del romanzo. Qui rientrerà in gioco Moronga e molte tessere del puzzle troveranno un ordine, si comprenderà il significato di molte situazioni in precedenza rimaste in sospeso e arriveranno le risposte. Tutte? E chi lo sa?! Il lettore non deve mai restare inerme.
Moronga – Horacio Castellanos Moya
Pier Livrieri