MilanoNera incontra Giancarlo De Cataldo: il Libanese è un uomo che non perde mai la fede

Dopo la recensione del nuovo romanzo di Giancarlo De Cataldo pubblicata oggi su MilanoNera incontriamo l’autore per una breve intervista.

Come nasce l’idea di raccontare il giovane Libanese futuro capo della Banda della Magliana?
A un certo punto mi è venuta voglia di rivedere quel materiale narrativo (che con l’andar del tempo si č consacrato in oggetto distaccato dal suo stesso autore, oggetto polisemico, mediale, persino giornalistico) e di rivederlo con gli occhi di oggi. Di ciò che sono diventato oggi. Con più ironia e meno disperazione di dieci anni fa, per dirla tutta.

Perché hai scelto il Libanese anziché, ad esempio il Freddo per questo romanzo?
Perché il Libanese è un uomo tenace che non perde mai la fede in un progetto, e in questo lo sento molto vicino… Se si riesce ad astrarre dal coté criminale, ciò che resta, in effetti, è una storia di formazione.

Pensi che dopo Romanzo Criminale, Nelle Mani giuste e questo ci sia ancora spazio per altri tuoi libri sulla Banda o il ciclo si chiude qui?
Mah! Avevo giurato e spergiurato a me stesso che non sarei mai più tornato a quegli anni, quei temi quei volti, e, come vedete, mi sono smentito da solo.
Quindi, adesso non ci penso proprio, però “mai dire mai”…

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