Mare di pietra – Patrizia Rinaldi



Patrizia Rinaldi
Mare di pietra
Rizzoli
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Dopo Guaio di notte, torna  in scena il trio formato  dalle due investigatrici, due donne dall’animo randagio, che si erano ritrovate nel precedente episodio e da Donna Achille.
Quando infatti la Signora, alla guida di un suv dai vetri oscurati, aveva raccolto Andrea dalla strada, massacrata di botte era stato come se fosse stato un incontro tra due sofferenze sconosciute che si compensavano .
Sapevano entrambe  di dover in qualche modo ricominciare da capo e insieme forse avrebbero potuto farcela, coalizzandosi, La prima,  la  Signora, fumatrice di  pipa , una donna segnata da mille cicatrici, napoletana, un’elegante sessantottenne, che da quando  il marito ginecologo è morto in carcere  lasciandola quasi in miseria, aveva cominciato a scoprire i suoi peggiori  segreti senza ottenere risarcimenti dalla vita e tentava di ricostruirsi . E la seconda, Andrea, da allora  diventata  la sua protetta, la figlia desiderata e mai avuta, una ragazza bellissima dai lineamenti asiatici che mortifica la sua  femminilità e nasconde un difficile passato sotto vesti maschili. Si sono  aiutate, regalandosi  reciprocamente sostegno,  fiducia  e  confortanti sentimenti affettivi mai provati prima.  Un promettente inizio per cominciare a convivere e poi arrivare pian piano  a superare i loro problemi personali.
Ma ripresentiamo, se servisse, anche  Donna Achille, il non meglio definito animale scappato dal circo,  il mustelide femmina,  ammaestrato che è ormai a pieno titolo  entrato a far  parte dell’inossidabile terzetto.
E godiamoci così, anche se sarà solo per un momento, una loro istantanea scattata al volo  mentre ,rilassate, approfittano  della tranquillità della cabina al mare, la casetta di fronte alle onde di Posillipo che la Signora ha saputo trasformare quasi in una reggia in miniatura.  Perché la loro pace è destinata a durare poco, anzi pochissimo. Marzio Mansi infatti, il loro capo e soprattutto  mentore e finanziatore, ha pronto per loro un ostico e rischioso incarico. Lui Marzio Mansi, finto agente della penisola sorrentina, personaggio indecifrabile (appena diventato il Capitano, di cosa poi?,  e persegue il bene con metodi non ortodossi o è un criminale in guerra con altri criminali? ) che, dopo la loro brillante soluzione del caso toscano  ha deciso di assumerle, pagandole profumatamente  e trasformarle in un formidabile duo con il brevetto di investigatrici, esperte in diritto penale, infallibili tiratrici, imbattibili nella difesa personale, insomma donne di ferro rotte a ogni rischio.  Ma a beneficio  di chi? Servizi? Criminalità connivente? Eserciti golpisti, ladruncoli di mezza tacca o  di qualche stravagante miliardario? 
Ma senza fasciarci troppo la testa torniamo al loro attuale incarico da espletare  che consiste nel  recarsi su un’isola al largo della costa sorrentina e fingendosi Andrea aspirante soubrette, in realtà  escort  di alto livello pronta a tutto, e la Signora, sua manager-protettrice e in dette vesti  infiltrarsi tra gli stravaganti  ospiti di Villa Genziana. Una villa lussuosa, costruita nell’800 da un abbiente proprietario di cartiere abruzzese che aveva  trasformato un mini arcipelago di scogli  nella sua  fastosa  residenza per  poi collegarla con la terraferma per mezzo di un pontile, abusivo ma condonato in seguito. 
Oggi Villa Genziana,  divenuta esclusiva proprietà di un prestanome dietro cui si cela XY, uomo dalle mille identità, nemico giurato di Mansi e del bene comune, un personaggio con in mano uno smisurato  e illegale  impero economico,  figura apparentemente come un esclusivo e costosissimo resort. Ma in realtà da tempo gira la voce che sia un luogo proibito, un  centro in grado di offrire ogni piacere e perversione…
Il compito affidato  alla Signora e ad Andrea (o meglio, imposto) da Marzio Mansi, che ha il potere di rovinarle se per caso dovessero rifiutarsi di eseguire l’incarico, sarà  scoprire dove sia finita  la spietata maîtresse Gada di Spagna diventata la socia e amante di XY, la donna che gestiva la struttura fino a poco prima.  Per poi ritirarsi secondo la versione ufficiale  e far ritorno nel suo paese . A Mansi  però, tramite informazioni riservate risulterebbe  invece  che sia  stata ammazzata. Ma da chi?  E perché? E, se così fosse, dov’è stato occultato il  suo cadavere? 
Insomma, questa sarà la ragione per la quale Andrea e la Signora,  dovranno recarsi a Villa Genziano e indagare.  E la faccenda sarà tutto meno che semplice.
Nella favolosa  cornice naturale di un isolotto al largo della penisola sorrentina, La Signora e Andrea dovranno infatti  muoversi con cautela passando da un mistero all’altro e da una scoperta all’altra , esplorando tutti  gli angoli meno frequentati e più sinistri del resort per scoprire il colpevole di un assassinio, contando solo sul loro fiuto e sulle  relazioni allacciate con gli altri ospiti e il personale.  Anche se, a conti fatti, nessuno di loro  è ciò  che sembra.  E se  qualcuno si rivela migliore, qualcun altro, a seconda della posta in gioco si rivelerà  imprevedibilmente  peggiore.  Insomma, in una trama  articolata e densa  di enigmi che  le metterà  al centro di un intrigo torbido e pericolosissimo in cui si fronteggiano delinquenti e rappresentanti  del giusto, le nostre due investigatrici, facendo ricorso  a trovate geniali  e alla loro innata bravura ad adattarsi, si barcameneranno, muovendosi con circospezione tra raffinati e insaziabili  voyeur, personaggi corrotti, ex grandi cantanti nevrotiche e straordinarie  cuoche dalle insospettabili risorse. Ma tutto ciò  potrebbe non bastare e visto che anche stavolta sono costrette a darsi da fare e risolvere il caso rischiando persino la pelle, sarà   meglio  servirsi anche di un imprevisto ma indispensabile aiuto per sbrogliare le tante complesse faccende  connesse al delitto e agli affari sporchi, intrecciati tra crimini e politica.
Un nuovo caso per la Signora e Andrea, in cui Patrizia Rinaldi mischia, con consumata sapienza, le tinte più fosche di quelle di un giallo alla leggerezza dell’umorismo partenopeo accompagnato da un’ irrefrenabile vivacità linguistica. Un nuovo caso in cui spesso le descrizioni dei luoghi sono in grado di riflettere compiutamente le sensazioni e le emozioni provate dei personaggi. E con la palma da assegnare senz’altro a quella straordinaria adorata cabina a mare della Signora a Posillipo. 

Patrizia Debicke

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