È risaputo che chi ha un conto in sospeso col passato debba tornare al momento del trauma. Passare attraverso il dolore e prenderne consapevolezza, in quanto unico modo per elaborare la vicenda e voltare finalmente pagina.
Questo fa Veronica, la giovane protagonista de L’ultimo respiro di Mara (Bertoni Editore, luglio 2023), un thriller ambientato in un piccolo borgo umbro vicino a Todi, in provincia di Perugia. L’autrice è Marika Campeti, che quei luoghi li ha impressi nella memoria in quanto li ha realmente abitati. La storia si snoda attraverso due registri paralleli, passato e presente, che si intersecano sino ad arrivare a mettere a fuoco una storia atroce accaduta nel luglio del 2002. Un lutto che ha messo in ginocchio un’intera famiglia. A sedici anni di distanza, esattamente nell’autunno del 2018, dopo essersi rifatta una vita a Roma, Veronica viene richiamata dal padre al paese, a causa di un’emergenza che devono affrontare insieme. Per Veronica sarà come essere catapultata in un incubo, già vissuto nel 2002, che la costringe a ripercorrere gli eventi passati e ad analizzare in modo più autentico il suo rapporto con la cugina Mara.
L’antica casa di famiglia, dove le due ragazze sono cresciute, costringe Veronica entro un raggio d’azione che ha i propri riferimenti costanti nel torrente Faena, la zona boschiva e un antico casale un tempo abitato da una figura che l’aveva fortemente turbata.
Veronica non è più la ragazzina ingenua di allora, persino il suo corpo pingue è stato a dovere rimodellato. Eppure quella convivenza forzata coi suoi familiari la rende fragile, alla stregua di quando era adolescente. Sa che dovrà affrontare i fantasmi del passato, perché le ombre che porta dentro di sé non le danno tregua. Anzi, presto accadono fatti insoliti e lei si sente spiata. Qualcuno vuole farla impazzire? Di quel che è successo nel tempo lei ricorda poco o niente, ma se un assassino fosse in agguato compito suo sarebbe stanarlo. “Ha immaginato così tante volte gli ultimi istanti di vita di Mara che ora quella scena spinge nella sua testa per chiedere di uscire dal mondo onirico e assumere vesti reali.”
Lo spazio tra i due casali (quello della famiglia di Veronica e la Cascina della Civetta, sinistramente abbandonato) si rivela l’unico possibile e al tempo stesso necessario per far sì che il mistero antico, risalente a sedici anni prima, venga svelato.
E piano piano, attraverso una serie di colpi di scena ben dosati, l’enigma sulla sorte di Mara viene a galla. Ed è il caso di dirlo, in una storia dove l’acqua ha sicuramente un’importanza preponderante, fa da filtro. Tanto che Veronica è portata a dire: “Tutto scivola come se avessi la consistenza dell’acqua, incapace di afferrare le emozioni.”
L’ultimo respiro di Mara è un romanzo consigliato a chi ama le storie dove un ampio spazio viene dato alla psicologia dei personaggi, alle loro motivazioni. E anche a chi crede che l’uomo non possa trovare pace se non dopo avere conosciuto nel profondo le proprie radici, gli avvenimenti che lo hanno portato sino a lì.
Per chi ama descrizioni paesaggistiche solo in apparenza rilassanti, che si rivelano invece un piccolo microcosmo in cui fomenta il male. Luoghi aperti eppure ristretti che hanno nutrito storie disperate e aberranti. All’autrice si riconosce la caratteristica di utilizzare una prosa poetica, nonostante le tematiche cruente. Nient’altro che un valore aggiunto, un intrattenimento piacevole.