L’ultimo respiro del drago è un libro che, nel tipico stile del poeta e romanziere cinese Qiu Xiaolong, mescola il puro genere noir alla descrizione di un paese ostaggio delle scelte di pochi uomini, in cui qualsiasi voce dissidente o che mostri un minimo di indipendenza (come quella dello stesso protagonista) viene messa a tacere o “contenuta” in modo da non nuoci al Partito.
Il detective Chen, (vero e proprio alter-ego dell’autore: non è un caso che la passione del ’astuto poliziotto sia la poesia, e che i versi che si ritrovano fra le pagine del romanzo siano opera dello stesso Xiaolong) si muove in una Shangai sconvolta non solo dagli omicidi seriali che sono al centro del plot mistery del romanzo, ma anche dalle condizioni ambientali in cui versa il paese, oppresso da inquinamento e smog. Due problemi (quello della criminalità e quello dell’inquinamento) che il Partito si decide ad affrontare solo quando questi rischiano di danneggiarne il buon nome, come Chen si rende subito conto.
L’ultimo respiro del drago è quindi un libro molto critico verso l’establishment cinese (non è un caso che Xiaolong non sia ben visto dal Partito, e sia costretto a vivere negli Stati Uniti) e allo stesso tempo molto complesso, specialmente per il lettore medio occidentale: se infatti si vuole trovare un difetto nell’opera di Xiaolong, è quello che le dinamiche interne della politica e della società cinese sono descritte in maniera molto dettagliata, con particolari e rimandi a volte difficili da cogliere per chi quella realtà non la conosce così bene o non la vive ogni giorno.
L’ultimo respiro del drago
Pierpaolo Labadia