L’ultimo ballo – Mark Billingham



Mark Billingham
L’ultimo ballo
Fazi
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Mark Billingham è un autore inglese che ha al suo attivo numerosi romanzi polizieschi il cui protagonista è il detective Thorne, il primo, “Collezionista di morte”, risale al 2001. L’autore torna oggi con l’esordio di un nuovo detective, Declan Miller, e tutto lascia presagire che ne sentiremo parlare ancora. 

Con “L’ultimo ballo” Billingham ci presenta un romanzo poliziesco che riesce ad incontrare il gusto di molti lettori perché non si tratta di un thriller fine a se stesso, ma parliamo di un libro che contiene temi importanti, due morti sospette, un caso da risolvere e un altro che non si sbroglia da tempo, personaggi tutti da esplorare, ironia e malinconia allo stesso tempo.

Iniziamo col dire che Billingham di fatto è anche un comico, e lo si percepisce dalle battute umoristiche che ha attribuito al suo personaggio principale. Il detective Declan Miller, detto Dec, è un mix tra disagio e ironia e l’autore ce lo presenta nel suo momento peggiore. Ma c’è un motivo. Alex, la sua amata moglie nonché compagna di ballo, scomparve all’improvviso proprio dal palco su cui stavano per esibirsi. La scoperta della sua morte è stata il momento più devastante della sua vita e lo ritroviamo, qualche mese dopo, a fare i conti con un vuoto irrecuperabile. L’uomo vive con Fred e Ginger, due topolini di cui si prende cura e con cui parla, così come dialoga costantemente con il fantasma di Alex. Il suo modo di elaborare il dolore e reagire a tutto questo è reprimere la tristezza che prova, rimettendosi in pista col lavoro, facendosi forza col suo carattere impulsivo per fronteggiare i colleghi che lo osservano con sguardi di pietà, destreggiandosi nel disagio, una battuta dopo l’altra.

“Volevo soltanto dire che Alex, mia moglie, è morta. Qualcuno di voi la conosceva. È… morta. Gran seccatura, ma tant’è. Ovviamente, chi di voi la conosceva lo sa, e ha pure partecipato al funerale, per cui magari questa me la potevo risparmiare…”

Il contrasto tra l’avvilimento per quanto accaduto a Miller e il suo senso dell’umorismo riesce a stemperare e a rendere fluida la narrazione del romanzo, portando alla luce tutte le caratteristiche psicologiche di un protagonista che deve far fronte all’elaborazione di un lutto e che in cuor suo prova a farsi forza come può. È probabile che la scelta di Billingham di far reagire in modo ironico il suo personaggio principale sia data dalla volontà di non incupire un racconto che già di per sé contiene temi difficili da digerire.

“Cose come questa succedono. Il peggio del peggio succede, e pensiamo che la luce non tornerà mai più. Invece c’è. Tornerà. Fino ad allora facciamo un passo alla volta e andiamo avanti. Andiamo avanti e basta. Dobbiamo farlo.”

Al suo rientro il detective si deve occupare di un duplice omicidio avvenuto al Sands Hotel: chi ha sparato in fronte a Barry Shepherd e Adrian Cutler? Le vittime sono due uomini che apparentemente non c’entrano nulla l’uno con l’altro, che non erano nemmeno nella stessa stanza, e di cui uno dei due è un esponente di primo piano della malavita. Un altro shock per il nostro detective che si trova a fare i conti con un altro spettro del passato, perché, prima di essere assassinata, sua moglie stava proprio indagando sulla famiglia Cutler e sui loro loschi affari. Questo risveglia la sua curiosità, che si era solo momentaneamente messa in stand by, e perciò Miller tornerà a bussare alle porte e a sollecitare informazioni sulle indagini riguardo alla morte di Alex, gestite da una squadra omicidi separata in cui lei lavorava.

In tutto ciò, l’ispettrice capo gli affianca nelle indagini la detective Sara Xiu, soprannominata immediatamente da Miller “Salsina Snob”, una partner scrupolosa, intelligente e molto seria, pure troppo, che non capisce le sue battute, ma che riesce pian piano a legare con lui sia sul piano emotivo che su quello professionale. 

“Detective Sara Xiu… Ah, ok… tipo jus, alla francese. Jus, quella specie di salsina francese che in realtà è soltanto un sugo che si dà delle arie, un po’ snob, secondo me. Forse dovrei chiamarti Salsina Snob.”

Oltre a Declan Miller e Salsina Snob, L’ultimo ballo comprende una serie di personaggi tutti molto ben caratterizzati, ognuno con la sua identità, a partire dai colleghi di Miller che rispondono ognuno in modo diverso vedendo il detective rientrare al lavoro, alla ispettrice capo Susan Akers che cerca di mantenere la durezza del suo ruolo, pur sopportando le battute e gli atteggiamenti di Declan perché in fondo gli vuole bene. Anche le figure delle vedove delle vittime, Pippa Shepherd e Michelle Cutler, sono costruite a dovere, ognuna col suo carattere e col suo modo di reagire al lutto. E poi ci sono Howard e Mary, Gloria e Ransford, Ruth, Nathan, tutti i compagni con cui Declan e Alex ballavano, personaggi che lo aiutano a riprendere a muovere i passi di danza, attività splendida e dolorosa che apre lo scenario dei ricordi e che provocano anche una certa commozione nel lettore. 

“Ogni loro movimento era seta che sfiora altra seta, come se l’avessero ripetuto un milione di volte.”

Con L’ultimo ballo Mark Billingham, attraverso dialoghi efficaci e con uno stile narrativo coinvolgente e mai noioso, ci propone un poliziesco singolare, ambientato a Blackpool, affascinante località balneare del Lancashire. Un romanzo che cattura totalmente il lettore e che lo accompagna attraverso sentimenti contrastanti. Si ride, si riflette, ci si commuove, si prova curiosità, ci si sorprende. La prima indagine del detective Declan Miller, quindi, soddisfa, lasciando qualcosa in sospeso, perciò attendiamo la prossima con grande impazienza.

Erika Giliberto

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