L’ospite della camera 201- Andrea Fazzini



Andrea Fazzini
L’ospite della camera 201- Andrea Fazzini
Piemme
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Leggere un romanzo storico con soltanto qualche arrangiamento della trama a supporto e beneficio della struttura narrativa, riesce spesso a coinvolgermi e suscitare la mia curiosità intorno a fatti e persone più o meno note.

Questa della prigionia di Mussolini a Campo Imperatore sul pianoro del Gran Sasso è una pagina che onestamente avevo dimenticato. Una storia che riepiloga fatti realmente accaduti inscenando come protagonista Roberto, un ragazzo di soli undici anni chiamato in segretezza a servire il Duce come tuttofare. Si rifà al settembre 1943, quando la notizia dell’armistizio che Badoglio ha chiesto agli eserciti alleati, ancora non è di pubblico dominio ma ha già condotto agli arresti l’uomo più potente d’Italia. L’albergo a forma di emme raggiungibile solo con la funivia, sarebbe già di per sé bastante ad impedire ogni velleità di fuga del prigioniero, non fosse che un manipolo di polizia e carabinieri, insolitamente accomunati nella missione di sorveglianti, si alterna nel controllarne i movimenti. Isolati e all’oscuro di quanto nel resto d’Italia accade, mentre i tedeschi in ritirata sfogano la loro rabbia sugli ex alleati lasciandosi alle spalle una scia di morte e distruzione, sull’altipiano i soldati fremono temendo qualche tentativo di liberarlo. Mentre il Duce conserva compostezza e dignità, Roberto, al quale un padre alcolizzato non ha dato mai attenzione, finisce per affezionarsi a quell’uomo triste e amareggiato che lo tratta come un figlio. 

Giovanni, il padre di Roberto, cambia atteggiamento verso il figlio quando scopre che l’ospite della stanza 201 è quel Mussolini che l’ha costretto alla guerra dalla quale è tornato invalido. Deciso ad uccidere il despota che ha causato la sua rovina e quella del suo paese, coinvolge il ragazzo in maldestri e infruttuosi tentativi.

Ambientato in una Italia povera e stentata che lotta con la fame e la perfidia dei soliti opportunisti sfruttatori, rievoca fantasmi di privilegi e soprusi che hanno fatto parte di uno dei periodi più bui che l’Italia abbia attraversato.

Scritto bene e fluido il romanzo di Andrea Fazzini si legge in fretta.  Resta però al lettore la consapevolezza che la guerra non soltanto non sia bella come recita De Gregori quando canta “Generale”, ma porti a disperazione. 

Walter Colangelo

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