Il complotto

Ovvero la controinchiesta segreta dei Kennedy sull’omicidio di JFK  A cura di Stefania Limiti

Già all’indomani del assassinio a Dallas, il 23 novembre 1963, i cittadini americani e quelli europei, particolarmente gli italiani, dopo lo smarrimento iniziale avevano cominciato a dubitare delle versioni ufficiali fornite dalle autorità governative americane sull’omicidio del presidente John Fitzgerald Kennedy. E avevano ragione da vendere perché fu troppo frettolosa l’inchiesta. Poche settimane bastarono per indicare  ‘il comunista’ Lee Harvey Oswald come unico responsabile. Come è universalmente noto, Oswald non arrivò al processo perché pochi giorni dopo l’arresto, mentre veniva tradotto in tribunale, venne assassinato da un oscuro malavitoso di nome Jack Ruby il quale motivò il gesto come una sua personale vendetta consumata in nome di tutto il popolo americano. Amen. A quel punto, aperti e chiusi i lavori della commissione  Warren, cominciarono ad affacciarsi le ipotesi più disparate.disparate. Da un lato c’era chi  propendeva per un assassinio programmato e realizzato dalla mafia italoamericana per conto di grandi magnati, di esuli cubani, di esponenti delle lobby finanziarie e industriali tutti poteri forti, insofferenti nei confronti della la politica avviata da JFK in norme dei diritti civili e per un miglioramento delle condizioni di vita degli americani soprattutto un settore sensibile e costoso come la sanità. Dall’altro invece erano schierati gli avversari politici del presidente democratico che, nel pieno della guerra fredda, erano bel lieti di aver individuato in Oswald e nel suo paese di riferimento, l’Unione sovietica,  il nemico di tutti. Infine c’era chi, come il procuratore distrettuale della Florida, Jin Garrison , avrebbe voluto arrivare a una verità vera, non ideologica ma sostenuta da testimonianze e prove. Jim Garrison avviò un’inchiesta nel 1966, ma non andò molto lontano. Nel 1973, quando ormai si era avvicinato pericolosamente alla verità vera, fu fermato dalle autorità federali che sottoposero gli atti dell’inchiesta al segreto di Stato. Di nuovo, amen. Chi però non volle saperne di prendere per buono il verdetto della Commissione Warren furono i Kennedy che avviarono per conto proprio una controinchiesta segreta affidandone le indagini ai servizi segreti francesi e, guarda guarda! A quelli sovietici. Proprio dagli atti della controinchiesta voluta dai Kennedy  è nato questo libro, curato da Stefania Limiti, giornalista investigativa di lungo corso e ampio respiro come il collega Paolo Cucchiarelli che ha completato il volume con una interessantissima postfazione. Il libro, uscito nel 1968 col titolo Farewell America: The bPlot to kill JFK  ha una storia tanto curiosa quanto misteriosa. Uscito quasi contemporaneamente anche in Francia col titolo L’Amériqu brüle, restò pochi giorni nelle librerie. Quando scomparve si disse che le copie fossero state acquistate in blocco da emissari dell’Fbi. Nello stesso periodo, siamo sempre nel ’68, in alcune librerie torinesi comparve l’edizione italiana intitolata L’America brucia, pubblicata da un’oscura casa editrice, l’Albra e il giornalista de L’Unità, Saverio tutino, ipotizzò (con cognizione di causa) che la pubblicazione fosse stata commissionata direttamente da Giovanni Agnelli, grande amico dei Kennedy e interessato a far conoscere al mondo la verità. Anche quelle copie però parirono nel giro di pochi giorni e l’inchiesta cadde nell’oblio. Questo libro, riesumato dopo mezzo secolo, riporta in vita quella lontana inchiesta firmata dai Servizi di De Gulle e dal Kgb. Il contenuto, fedele agli atti che non arrivarono mai in tribunale, svela la fitta rete di una cospirazione transamericana, con nomi e cognomi, ordita contro il presidente Kennedy. Dopo un’accurata prefazione ricca di dettagli, che colloca i fatti nel contesto storico-politico dell’epoca, la curatrice Stefania Limiti riporta gli atti dell’inchiesta sviluppandone la successione e corredandoli con i necessari riferimenti ai documenti rimasti a lungo secretati. Il libro è infine completato da un’intervista esclusiva a William Turner, uno degli investigatori del procuratore Jim Garrison. A conclusione, Paolo Cucchiarelli ha aggiunto una postfazione nella quale vengono stabiliti collegamenti e parallelismi con episodi neri del nostro passato, primo fra tutti, la strage di piazza Fontana. Un libro da leggere assolutamente per comprendere, col distacco e l’equanimità che si sono raggiunti oggi, dopo mezzo secolo, la portata di fatti avvenuti al di là dell’Atlantico e ai quali non fu estraneo Lindon Johnson, il vice presidente che tutto il mondo vide giurare fedeltà all’America già sull’Air One, l’aereo che trasportò a Washington la salma del presidente assassinato. Fatti che hanno sempre riguardato molto da vicino il nostro Paese .

Adele Marini

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