La testimone del fuoco
Incipit: Elisabet Grim Ha cinquantun anni e i capelli brizzolati. Ha gli occhi allegri e quando sorride si vede che uno degli incisivi è leggermente sovrapposto all’altro. Elisabet lavora come infermiera a Birgittagarden, una casa d’accoglienza speciale a nord di Sundsvall.
I coniugi Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho, conosciuti dai lettori con il nom de plume Lars Kepler, tornano in libreria con un nuovo psicothriller. Il terzo dopo l’Ipnotista e l’Esecutore. Questa volta il commissario finlandese Joona Linna, deve guidare le indagini sull’omicidio di Miranda, una quattordicenne afflitta da gravi disturbi della personalità, ospite dell’istituto Birgittagarden a nord di Stoccolma, un’istituzione che sta a metà fra l’ospedale psichiatrico e la casa famiglia. Miranda è stata rinvenuta nel proprio letto, nella camera di isolamento, fra lenzuola e pareti piene di sangue. Il cadavere è supino e ha le mani sugli occhi, una posizione che pare un avvertimento: la ragazza potrebbe essere stata uccisa per aver visto qualcosa di losco. Scena del crimine e ambiente sono ben circoscritti ma le indagini si mostrano complicate fin dalle prime battute perché nella lavanderia viene rinvenuto anche il corpo di Elisabet Grim, l’assistente che quella notte era di turno al centro, mentre un’altra ragazza con gravi problemi del comportamento, Vicky, è fuggita. Più tardi la fuggiasca viene trovata mentre, con gli abiti macchiati di sangue, tenta di rapire un bambino. Nel frattempo, a centinaia di chilometri di distanza, Flora Hansen, una sedicente medium, sostiene di avere inquietanti visioni. Mentre è in trance le apparirebbe una ragazza coperta di sangue con le mani sugli occhi. Forse le visioni di Flora sono autentiche, ma il cupo commissario finlandese Joona Linna non crede agli spiriti. Bel romanzo. Gli appassionati di thriller nordico ne apprezzeranno soprattutto lo stile fluido, l’ambientazione e i personaggi dal momento che la trama non è uno dei suoi punti di forza.
Lars Kepler La testimone del fuoco Longanesi, pagine 586, €18,60
La cupola del mondo
Incipit: Il cavallo sbuffava ma le nuvole di vapore del suo fiato
erano subito assorbite dal freddo di febbraio. Davanti al cavaliere,
Firenze giaceva sotto una spessa coltre di neve, ma lui non aveva
tempo di apprezzarne la bellezza.
Il Cupolone ha quasi sei secoli di vita ma la sua storia non è fatta
solo di splendore e maestosità. Prima ancora che venisse progettato,
Donato Bramante, l’architetto di papa Giulio II, sapeva che la cupola
che avrebbe sovrastato la basilica di San Pietro sarebbe stata uno dei
monumenti più ambiziosi mai edificati e che a cementare i mattoni
sarebbe stato il sangue.
Chiamato dal papa per concorrere alla progettazione, Bramante lascia
Firenze in preda all’angoscia. E’ il novembre 1494 e l’amico fraterno
Pico della Mirandola è appena stato assassinato col veleno. Dando
l’estremo saluto al suo cadavere, l’architetto giura a se stesso che
non lascerà impunito il delitto. Non sarà facile arrivare alla verità
perché Pico era un personaggio scomodo, inviso al papato per le sue
idee contrarie all’astrologia intesa come scienza e il suo assassino
va sicuramente cercato fra i potenti. Ma lui lascia Firenze portando
con sé due singolari oggetti rinvenuti accanto al cadavere: un anello
che custodisce una striscia di carta vergata con caratteri ebraici e
un’edizione della Divina Commedia, anch’essa in ebraico. Sono indizi
che potrebbero aiutarlo a sciogliere il mistero della morte di Pico
(avvelenato oppure morto di sifilide? E’ il dubbio che tormenta ancora
oggi storici e teologi).
Dodici anni dopo arriva il grande momento. Tutto è pronto per dare
vita alla nuova basilica di san Pietro. Fra i molti architetti che si
sono dedicati alla progettazione Bramante è il favorito, ma a
insidiargli il privilegio c’è un genio di nome Michelangelo deciso a
tutto pur di dare il proprio nome a quella che sarà considerata nei
secoli ‘La cupola del mondo’. E inoltre resta ancora da scoprire il
mandante dell’omicidio.
Thriller ambizioso in bilico fa storia e immaginazione il cui pregio
maggiore è il profumo di Rinascimento che si respira a ogni pagina,
fra cortigiane sfrontate, prelati corrotti e assassini.
Sebastian Fleming – La cupola del mondo – Nord, pagine 594, € 18,60
Continuum. Il soffio del male.
Incipit: Ricordo come se fosse adesso: il baluginare rabbioso della
neve e l’urlo del vento mentre la sera diventava sempre più scura.
Quel sabato 24 dicembre, la fottuta vigilia di Natale del ’94. Eravamo
giunti, come spettri nella bufera.
Cosa potrebbe mai esserci di più spettrale, spaventoso, della cripta
di una chiesa sconsacrata sperduta in mezzo al biancore gelido delle
colline bolognesi sepolte sotto una nevicata eccezionale? E’ la
vigilia di natale del ’94 e in quella cripta ci sono i cadaveri
crocifissi di cinque uomini, assassinati secondo le regole di un
macabro rituale che probabilmente non riflette la fantasia malata
degli adepti di una delle tante sette pseudo sataniche che nascono e
si spengono di continuo. Perché lo stesso modus operandi era stato
applicato per assassinare un’intera famiglia siciliana trent’anni
prima. Una strage rimasta impunita, avvenuta la notte di San
Valentino. E inoltre è così inconsueto da escludere la possibilità
che si tratti di una coincidenza. Il commissario Francesco Negronero,
che per fermare i mostri dalla fantasia malata questa volta guida una
squadra speciale, intuisce da subito che quell’indagine lo farà
sprofondare in un abisso dal quale non gli sarà facile tornare
indietro. Perché quello che il commissario si trova a inseguire non è
un assassino. E nemmeno un serial killer. E’ il male assoluto.
Un thriller mozzafiato, forse con qualche passaggio poco originale ma
nel complesso interessante anche perché descrive aspetti ancora
insondati della perversione umana.
Gianfranco Nerozzi – Continuum. Il soffio del male – Tre60, pagine 416, € 9,90
Il dubbio
Incipit: Glory Fischer era stesa sul materasso, gli occhi castani
spalancati. Scacciava le zanzare che le si posavano sul viso e
ascoltava le falene sbattere le ali contro la zanzariera. Aveva la
pelle coperta da un velo di sudore e la camicia da notte le si
attaccava alle gambe magre.
Pessima idea passeggiare di notte sulla spiaggia per schiarirsi le
idee. Soprattutto se si porta addosso un marchio infamante. Mark
Bradley, professore di inglese nel Wisconsin, accusato di abusi
sessuali su un’allieva, è già stato messo al bando dalla piccola
comunità in cui vive quando, durante una passeggiata notturna, si
imbatte in una ragazzina ubriaca che gli si getta letteralmente fra le
braccia. La situazione, imbarazzante per chiunque, è molto pericolosa
per Mark soprattutto perché quell’adolescente così disinibita è la
sorella minore dell’allieva per colpa della quale ha già perso il
posto e la reputazione. Vorrebbe darsela a gambe ma fatica a
sciogliersi dall’abbraccio perché la ragazza gli si abbarbica addosso.
Sono le tre di notte quando riesce a liberarsi e l’unica speranza è
che la spiaggia fosse deserta e nessuno abbia visto la scena dalle
finestre dell’hotel che si affaccia direttamente sulla spiaggia.
L’indomani la ragazzina viene rinvenuta cadavere sulla battigia. E’
stata strangolata con il pezzo superiore del suo bikini e quando
spunta un testimone che sostiene di avere visto l’ex professore
abbracciare e baciare la vittima, Mark si trova in un mare di guai.
Tutti gli indizi convergono verso di lui e l’intera cittadinanza che
prima gli era ostile, adesso lo vorrebbe morto.
Un thriller che non si discosta dalla tradizione americana un po’
sessuofoba e improntata a Dio, patria e famiglia. La tecnica
narrativa, molto accattivante, lo rende però godibile fino all’ultima
pagina. Il finale è sorprendente.
Brian Freeman Il dubbio Piemme, pagine 384, € 18,00
Piazza San Sepolcro
Incipit: Le otto di sera quando Andrea Lucchesi, ispettore della
Sezione furti e rapine, uscì dal palazzo di via Fatebenefratelli.
Quarantasei anni, ma non aveva fatto carriera. Dopo un paio di
concorsi falliti aveva lasciato perdere.
Gianni Simoni, ex magistrato che fu giudice istruttore di processi
contro l’eversione nera e la criminalità organizzata, ha deciso di
mandare in ferie per un po’ la premiata coppia Petri Miceli che fino a
ieri ha animato la sua fortunata serie noir. In questo romanzo il
protagonista, Andrea Lucchesi, si muove su uno scenario del tutto
diverso. Non più Brescia con le gutturalità del dialetto orobico, ma
Milano. La grande metropoli fredda e indifferente in cui tanti autori
oggi ambientano le loro storie.
L’ispettore Lucchesi è un investigatore dal carattere difficile e
introverso. Un solitario che sembra uscito dal genere hard boiled
americano. Non va d’accordo con i colleghi ma viene tollerato perché è
un detective dal fiuto eccezionale, tenace e testardo. Un outsider. In
questo primo episodio si trova alle prese con un maniaco sessuale
seriale che colpisce in periferia. Nello stesso periodo in un giardino
del centro viene rinvenuto il cadavere di un uomo ammazzato a colpi di
pistola. Due crimini del tutto diversi ma legati da un filo invisibile
che Lucchesi riesce a individuare e a seguire fino in fondo. Bel noir
a forti tinte, leggermente venato di quell’amara ironia che pervade
tutti i romanzi di Simoni.
Gianni Simoni – Piazza san Sepolcro. La prima indagine dell’ispettore Lucchesi Tea, pagine 233, € 12,00