“Una città che cresce e ti cambia attorno, settimana dopo settimana. Questo è l’unico angolo d’Italia che regala la sensazione, almeno una timida speranza, che questo Paese possa ancora salvarsi”.
Estate del 2014. Un’estate strana, anomala. Sicuramente la più piovosa degli ultimi cento anni. Le strade sono allagate, il traffico sempre più intenso e il blu del cielo poco più di un’ipotesi. Milano sta correndo per raggiungere il miraggio dell’Expo, il suo skyline è stato completamente ridisegnato e l’emergenza profughi la sta mettendo a dura prova. In mezzo a tutto questo, quattro personaggi in cerca d’autore finiscono per trovare qualcuno che dia loro voce. Quattro personaggi diversi fra loro per cultura, estrazione sociale e prospettive per il futuro, ma accomunate da un presente con problemi e piccoli segreti da nascondere. Una prostituta arrivata dall’Est, un funzionario della Digos ossessionato dal sesso a pagamento, un disoccupato che ha perso il lavoro per colpa della sua fede calcistica e una ex guardia giurata ridotta a clochard dal vizio del gioco. Quattro vite che si sfiorano, si guardano da lontano e fugacemente s’intrecciano. Spagnolo le osserva, le spia e racconta le loro storie e quella di Milano. Protagonista a sua volta e non solo sfondo o colonna sonora di sottofondo. Una città raccontata per aneddoti, curiosità, scene di vita. Del passato e del presente. Osservata sotto luci che cambiano regalandone ogni volta un aspetto differente. Piena di contraddizioni. Moderna, allegra, ma anche malinconica. Al passo con i tempi, ma orgogliosa del suo passato. Indifferente e innamorata. Come lo sguardo dell’autore che non smette comunque mai di sbattere le ciglia per tutta la durata del romanzo. “Milano non è bella. Diciamo che è un tipo”. Già, ma un tipo indimenticabile.