Le lacrime del pagliaccio



de giovanni
Le lacrime del pagliaccio
graus
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Ti dicono che il protagonista del romanzo che stai per leggere – un commissario di pubblica sicurezza nella Napoli fascista – ha facoltà paranormali, ed è naturale che qualche dubbio ti venga. Voglio dire, non è leale che un poliziotto si metta a cercare indizi con la bacchetta da rabdomante e si faccia spifferare il nome del colpevole dalla tavoletta Ouija! Poi però ti metti a leggere e i dubbi piano piano svaniscono.
Innanzitutto il commissario Ricciardi il potere ce l’ha, ma non sempre gli serve a scoprire il delinquente di turno: a volte lo mette in condizione di imboccare la direzione giusta per le indagini, a volte nemmeno quello. Questo perché a Ricciardi capita di continuare a vedere, per giorni e settimane, i “fantasmi” delle persone morte di morte violenta, cristallizzati nel luogo dove hanno perso la vita e nell’azione che stavano compiendo in quel momento. Non è un bel vedere e non si può biasimare il commissario se si porta appresso un carattere mutanghero e a volte scontroso. Il che, unito a una strisciante vena d’insubordinazione nei confronti del potere, lo rende poco gradito ai superiori e rispettato dai subordinati.
Un famosissimo cantante lirico, benvoluto dal regime, viene trovato morto prima di andare in scena al San Carlo di Napoli, nel suo camerino (e il povero Ricciardi continuerà per un bel po’ a vedercelo, sgozzato, cantare “Ridi pagliaccio“). Gente che avrebbe avuto un buon motivo per farlo fuori ce n’è parecchia, dal momento che il tenore era un marito dispotico e puttaniere oltre che un datore di lavoro con tendenze da negriero e isterismi da prima donna; il commissario Ricciardi dunque si troverà di fronte la moglie, bellissima e triste, il segretario, il direttore del teatro, lavoranti, sartine, tutti concordi nel piangere la perdita dell’artista ma sotto sotto sollevati per non dover più sottostare al suo carattere insopportabile. Il tutto con l’assillo dei superiori, ansiosi di presentare alle autorità fasciste un colpevole.
Maurizio De Giovanni, al suo esordio dopo aver vinto l’anno scorso il premio Tiro rapido, ha una scrittura piacevole e accattivante; la cosa che mi è piaciuta di più è forse l’atmosfera che ha dato al racconto, una Napoli non da cartolina, grigia e fredda come una Parigi d’autunno. (ugo mazzotta)

Maurizio De Giovanni – Le lacrime del pagliaccio – Graus GIUDIZIO: duepistole

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