Fin qui il viaggio nel mondo rosa dei gialli ci ha portato a scoprire due modelli di donna detective non proprio tradizionali. Sia la Giorgia Cantini di Grazia Verasani che la Guerrera di Marilù Oliva sono due irregolari. Sono una coppia di donne lontane da qualsiasi convenzione, se non, forse, dalla ricerca dell’amore tutte e due un po’ a modo loro.
Per capire come si sia trasformato il racconto delle donne noir però non ci si può solo concentrare sulle vedove nere di questo genere. Una professoressa di mezza età con un marito, un cane e una figlia, cosa c’è di più lontano dal mondo dark dei portici bolognesi o delle serate salsere? Tutto. Per questo proseguiamo il percorso su donne e gialli con la Camilla Baudino di Margherita Oggero.
La prof. al centro dei romanzi della Oggero è apparsa nel 2002, è quasi maggiorenne ormai. Ha attraversato varie fasi, ha rotto alcuni schemi. Ha vissuto una vita all’apparenza più ordinaria di quelle delle due “detective”, ma in realtà la sua quotidianità è più complicata. Oltre ai delitti lei si occupa anche dei mille problemi con cui tutti ogni giorno dobbiamo confrontarci
Ha dovuto affrontare un matrimonio finito, l’adolescenza della figlia e tra una cosa e l’altra si è ritrovata ad investigare fianco a fianco con l’ispettore Berardi.
Il fatto che le sue giornate non si trascinino fino all’alba in qualche bettola, che lei sia più un tipo da teatro che da rock band non la sminuisce. È una borghese con il marito architetto, senza troppi pregiudizi e puzza sotto il naso.
La professoressa Baudino è un altro dei volti delle nuove donne investigatrici. Lei non solo non si fa definire da ciò che la circonda, ma spesso diventa un fattore del cambiamento delle persone che la circondano.
Cosa pensa del cambiamenti subiti dal genere in questi anni?
Anche i gialli e i noir (come qualsiasi altro genere letterario) nel corso degli anni e dei decenni sono cambiati nelle trame, negli ambienti e nei personaggi, anche se gli stereotipi sono duri a morire. È cambiata la società e sono aumentati i lettori di gialli/noir che pretendono novità sostanziali nel genere.
Come sono le donne dei racconti gialli e noir oggigiorno?
Ci sono donne delle forze dell’ordine e della magistratura che conducono e dirigono le indagini con lo stesso scrupolo e fermezza degli uomini. Ci sono donne criminali non solo per amore – come voleva la tradizione – o per vendetta, ma anche per sete di potere e ricchezza; resistono ancora le pupe dei gangster, ma sono meno ingenue: del loro macho ammirano la forza (sessuale, predatoria, fisica) senza sdilinquimenti romantici. Poi ci sono le mogli dei “buoni” a rinverdire il ruolo della signora Maigret, ma senza troppa condiscendenza, anzi spesso conflittualmente; e dei “cattivi” di cui sono più consenzienti che vittime (come nei sequestri di persona, per esempio).
La sua Camilla Baudino è forse stata una delle prime nuove donne. Forte, ma non senza debolezze. Non si fa definire dagli uomini che le stanno attorno, ma in qualche modo è sempre lei a tirare le fila. Borghese, ma non ottusa. Insomma non certo una donna sottomessa. Secondo lei è reale? Cioè potrebbe essere la sua vicina di casa?
(Ed ecco che l’intervista si fa intervistatrice e mi chiede “Della domanda mi ha colpita una definizione: Borghese, ma non ottusa. Come se il primo termine normalmente includesse il secondo. Perché?”
La provocazione ha colpito, anche un po’ troppo in profondità)
Borghesi oggi (e in parte ieri) sono le scienziate, le astronaute, le professioniste in vari ambiti di attività, le ministre, le sindache, le capo di Stato. L’ottusità è equamente distribuita in ogni strato sociale, puntualizza l’Oggero. Ciò premesso, Camilla Baudino è un donna credibile come borghese, improbabile nel suo impicciarsi costantemente nei delitti. Ma nella fiction, romanzesca, cinematografica, televisiva (come all’Opera) bisogna sospendere l’incredulità.
Questo vale anche per il suo lato Miss Marple?
Certo.
Cosa risponde a coloro che sostengono che le donne investigatrici e indagatrici del lato oscuro sono meno credibili degli uomini?
Mi pare che sia un luogo comune. Che vada di pari passo a quello di chi ritiene che le donne “in certi periodi del mese” ragionino con l’utero e non con il cervello.
Quindi, crede ci sia un problema di genere nel noir in Italia? E all’estero?
Penso che le scrittrici di noir siano numericamente inferiori agli scrittori, sia in Italia sia all’estero, perché preferiscono insistere sulle psicologie, sul realismo quotidiano, su certe venature ironiche che col noir possono stridere. In futuro chissà…
Com’è essere un’autrice di gialli in Italia? E all’estero?
Non so come sia all’estero, in Italia essere scrittori o scrittrici di gialli ha un valore aggiunto: la presenza di tanti festival, festivalini e convegni che consentono di ritrovarsi in varie località del Paese. Come una sorta di allegre gite scolastiche a scuole finite da un pezzo. Il bello di trattare il crimine, insomma.
Milanonera ringrazia Margherita Oggero per la disponibilità