L’assassino non sa scrivere



Stefano Piedimonte
L’assassino non sa scrivere
Guanda
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Ebbene sì, anch’io sono andata a Fancuno, paesino di poche anime, dalla strana forma a U con al centro un bosco misterioso e dove un assassino lascia sulle proprie vittime un biglietto sgrammaticato nel quale si definisce un ” sirial ciller”. Gli strani e efferati omicidi fanno sì che Fancuno esca dall’oblio nel quale viveva e venga preso d’assalto dal circolo mediatico sempre a caccia di notizie sensazionali, che si piazza in paese per seguire le indagini, sconvolgendone così la quotidianità
La storia è narrata da un giornalista del posto,vicino ormai alla pensione, che racconta con occhio tra il bonario, il cinico e il disincantato la realtà del paese e dei suoi bizzarri abitanti, Su tutti incombe il bosco di faggi, luogo misterioso e pericoloso, che pare per di più avere strani poteri conosciuti solo a pochi coraggiosi. Realtà, leggenda e superstizione si mischiano e si fondono nella vita di Fancuno.
Una favola noir, grottesca, raccontata con non poca ironia soprattutto nella descrizione del microcosmo del paese, dove si sa sempre tutto di tutti e dove l’immensa banca dati è costituita dal bar . Ironia che però non mette in secondo piano la volontà dell’autore di raccontare una storia noir, dove il male non ha regole, non ha movente e nemmeno una grammatica da seguire.

Cristina Aicardi

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