L’arena dei perdenti



Antonin Varenne
L’arena dei perdenti
Einaudi
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Parigi, primavera-estate 2009; Algeria, 1957-1959. Il brigadiere 40enne George il Muro Crozat, 91 kg sotto capelli a spazzola, lavora al commissariato del 14° e fa qualche incontro di boxe nei weekend, tecnico potente resistente, 38 vittorie di cui 23 per ko e 8 sconfitte. Senza auto né altro, quando vince spende tutto in puttane. Accetta di malmenare uno per 500 euro, poi un altro per poco più, poi altri due lo stesso giorno, poi un altro e poi … qui la storia si ingarbuglia. Scopre un filo, vecchie storie dell’Algeria, dell’occupazione francese, del terrore, delle torture. Nel quarto romanzo del giramondo 40enne Antonin Varenne (“L’arena dei perdenti”, Einaudi 2013, pag. 299 euro 18; orig. “Le Mur, le Kabyle et le Marin” 2011, trad. Fabio Montrasi), la terza persona corre all’inizio parallela fra la Francia di oggi e l’antica leva algerina del 20enne Pascal Verini, figlio di proletari, lettore col sogno di viaggiare per mare, di sinistra. Per due anni cercherà di scansare l’orrore, pur vedendone di tutti i dolori, omaggio alle memorie del padre dell’autore. La seconda parte spiega meglio la destra francese. Paul Anka, il rancio, le grida.

valerio calzolaio

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