Terry Hayes, tra i monti svizzeri e i ricordi della sua Australia scompiglia le carte sugli scaffali delle librerie, sgomitando e mettendo KO i colleghi d’Oltreoceano.
Eh si, perché la penna dell’autore naturalizzato australiano è rara nella sua capacità di dipingere affreschi narrativi che possono agilmente accomodarsi al fianco di auguste penne americane.
Dopotutto, nel suo portfolio di autore, Hayes ha messo penna e portafoglio producendo perle su celluloide come Mad Max o La vera storia di Jack lo squartatore, riprendendo la magnifica opera di Alan Moore.
Un autore a tutto tondo, Hayes, che questa volta si spinge nell’Oriente più misterioso che, si badi, è quello degli informatori che passano attraverso tempestose lingue di terre in cui petrolio, armi e caftani celano intrighi in mezzo ai quali Ridley Kane si trova invischiato senza apparente via di uscita, visto che gli tolgono giorni, notti e sonno, in un entropico vortice di flashback che ricorda il futuristico Total Recall di Philip K. Dick.
Ma questo romanzo non è fantascienza, ma un’ottima spy story imbevuta di intrighi, morti e vendette in un puzzle narrativo del quale Hayes concede piccoli pezzi con l’avara cupidigia di un autore che gusta da casa sua le ipotetiche reazioni di un lettore sempre più avaro di pagine.
Rizzoli confeziona questo lavoro con la usuale sapienza, dimostrando che l’eccellente staff di traduttori è quel valore in più che rende giustizia ad un romanzo per il quale la Civil War di Guns ‘n’ Roses è la vibrazione giusta, mentre assaporiamo pagina dopo pagina sul nostro divano preferito.