Già dal titolo si capisce che l’autore si espone nel gioco dei ruoli e dei fraintendimenti, perché l’abito in genere è da sposa…Un noir psicologico, perfetto come un orologio, trascina il lettore verso il finale con un ritmo senza esclusione di colpi, in un viaggio attraverso la mente umana dove la realtà si confonde con l’immaginazione; una trama orchestrata in modo magistrale, come piaceva ad Hitchcock.
Questo è un libro che va letto senza alcuna anticipazione, perché si corre il rischio di svelare troppo. L’abilità di Lemaitre è quella di angosciare e reprimere il lettore attraverso le convolute spire del cervello umano, in un vortice di veglia intontita e sonno catatonico, uso inconsapevole e abuso di farmaci, ricorso alla psichiatria e allo scrivere non solo per annotare, ma anche per connotare, ricordare, rivivere, nel timore che in quella confusione che si annida nella mente malata alcuni episodi possano essere dimenticati.
Il romanzo si articola in tre sezioni Sophie, Franz, Sophie e Franz.
Sin dalle prime pagine si intuisce il dispiegarsi di eventi che coinvolgono Sophie, una babysitter trentenne, della cui vita privata non si conosce nulla, si sa solo che è dedita anima e corpo al suo lavoro ed è molto disponibile con la coppia di ricchi parigini, genitori del piccolo Leo, che lei ha in custodia. Una mattina scopre il corpo del povero Leo, strangolato nel sonno coi lacci delle sue scarpe, Sophie della notte passata non ricorda assolutamente niente, sa solo che deve scappare. Da qui comincia una fuga senza sosta, costellata da una serie di espedienti astuti per sfuggire alla polizia, per procurarsi i documenti falsi, per guadagnare soldi in nero che porterà Sophie verso un destino ineluttabile segnato fin dalla sua nascita.
Vi leccherete i baffi…
L’abito da sposo – Pierre Lemaitre
Valeria Arancio