Un romanzo che ha ben meritato il premio Azzeccagarbugli 2008, Migliore Opera Prima. L’humour è di casa in ogni pagina di questo giallo spumeggiante e “ad alta gradazione alcolica” dove il commissario si chiama Negroni, il giudice istruttore Bellini e l’ispettore Martini. Ma dal bicchiere si passa al bucchero, a una serie di reperti etruschi trafugati e a certe preziosissime tavolette che potrebbero svelare il mistero millenario della lingua dei lucumoni. Ed ecco trovato il movente dell’assassinio di Monsignor Proda, probo e stimato vescovo in pensione esperto di etruscologia? Forse. Il sant’uomo faceva capo a un traffico di reperti archeologici che vengono istradati illegalmente verso il mercato statunitense. Tutto porta a pensare che l’assassino sia ambidestro… Anche i carabinieri indagano…
Gli innocui nipoti del vescovo ucciso sono veramente innocui come sembrano? Le indagini avviano il commissario Negroni, che avrebbe preferito cullarsi nel sogno di un’apoteosi scientifica, su un binario diverso che da secondario si fa principale, valicando telematicamente i confini e prevaricando il furto di opere d’arte.