Nando, alla fine, ce la fa. E con lui il lettore che l’ha seguito passo passo in un’indagine a tratti giornalistica, a tratti poliziesca, in sostanza intuitiva che è il filo conduttore di “La vasca dei pesci”, il noir scritto da Luca Fassino ed edito da Unicopli.
Una storia che tiene il lettore bene attento al suo svolgimento: non tanto per la ritmica impressa dalla scrittura o per i colpi di scena che pur esistendo non abbondano, quanto per i tanti fili che caratterizzano il racconto e che inevitabilmente alla fine, ma solamente alla fine, si stringono nelle mani del protagonista conducendolo alla soluzione finale di un giallo che ha per Milano uno sfondo raccontato con dovizia di particolari concedendosi qua e là più di qualche approfondimento storico sia sul vissuto milanese che sul suo immenso e mai abbastanza apprezzato patrimonio artistico fatto di chiede e cappelle, palazzi ed edicole.
La vicenda raccontata da Fassina ha per protagonista un giornalista chiamato a lavorare sul campo, a setacciare bar ed osterie, sentire voci e scovare storie per raccontare il mondo delle bische milanesi e la sua evoluzione dagli anni Settanta ad oggi. Seguendo questo filo conduttore Nando si imbatte in due morti apparentemente scollegate ma che alla fine hanno lo stesso mandante, una presenza che rimane più che nebulosa per tutto il romanzo e che anche nell’ultima pagina non si spoglia di quell’aura nebulosa, quasi fosse intenzione (e probabilmente lo è) dell’autore gettare un ponte verso un prossimo lavoro che vedrà ancora Nando dover indagare scrivendo e scavando. Riuscirà nel frattempo a far sbocciare la sua love story nata tra le scrivanie di un quotidiano diretto una appariscente e mai doma signora? Riuscirà a mettere ordine nelle sue amicizie?
In attesa di scoprire il domani di Nando (che di cognome farebbe Baldi) non resta che immergersi ne “La vasca dei pesci” per vivere la Milano delle osterie e la nuova “mala”, naturale emanazione di quella storica ma non per questo sua erede.