Un thriller nord-europeo ma ambientato negli Stati Uniti, al confine con il Canada. Basterebbe questa contraddizione in termini per incuriosire il lettore e spingerlo alla lettura de La terra dei sogni, primo capitolo della “Trilogia del Minnesota” di Vidar Sundstol.
Dal punto di vista del plot poliziesco, questo romanzo non ha né particolari pregi né evidenti difetti: potrebbe essere uno dei tanti (forse troppi) thriller nordici che sono stati pubblicati negli ultimi anni. Ciò che lo rende diverso (e, a suo modo, unico) sono le descrizioni delle selvagge terre del Minnesota (le acque immobili del gigantesco Lago Superiore, gli sconfinati parchi al confine con il territorio canadese, i lunghissimi e gelidi inverni dell’America del Nord) e, soprattutto, il rigore e la precisione con cui vengono raccontate le radici di una comunità, quella dei discendenti degli immigrati norvegesi che a inizio secolo cercarono fortuna nel Nuovo Mondo. La ricostruzione di Sundstol è infatti talmente precisa e dettagliata da essere degna di un saggio storico: con essa, l’autore effettua non solo un’analisi antropologica, ma un vero e proprio “percorso interiore” alla ricerca delle proprie radici e delle proprie origini.
La terra dei sogni è quindi sì un romanzo che parla di morte e di assassini, ma anche (e soprattutto) di uomini, e di come la riscoperta della nostra storia e del nostro passato siano alla base delle scelte che facciamo nel nostro presente.
La terra dei sogni
Pierpaolo Labadia