Al commissariato di Vigata è un raro momento di calma e Montalbano è piuttosto nirbuso perché non se lo può godere in santa pace. Una troupe svedese sta girando una fiction ambientata negli anni ‘50 del secolo scorso dando al paese un aspetto così falso che a Montalbano viene voglia di restarsene tappato in casa. A turbare questa calma apparente intervengono due episodi. Un ingegnere in pensione mostra al commissario dei vecchi filmini super otto girati dal padre negli anni ‘50 e che riprendono, anno dopo anno e fino alla sua morte, solo un pezzo di muro, cosa che lo incuriosisce moltissimo. Contemporaneamente avviene un’incursione armata nella scuola del figlio di Mimì Augello ( il vice di Montalbano) da parte di due figuri mascherati e dal comportamento insolito per dei malviventi. Ci vorrà tutto il fiuto del commissario per districare la matassa dei due misteri che si riveleranno essere accomunati, in maniera sorprendente, dallo stesso movente.
In La rete di protezione, con ironia e battute esilaranti, Camilleri prende in giro in maniera brillante l’improbabile gemellaggio tra le città di Vigata e Kalmar voluto dalle autorità vigatesi e dagli svidisi. Un gemellaggio che viene celebrato con un banchetto a base di finghirfud -’na serie di cosuzze che si ponno mangiari sulo con le dita- e un inno svedese reso irriconoscibile dalla banda musicale locale.
Dal racconto fa capolino anche un tema più serio: la solitudine dei nostri adolescenti perennemente connessi al web in un mondo globale, senza confini e senza relazioni vere, dove il bullismo a volte ha conseguenze tragiche sui ragazzi più fragili.
La rete di protezione è in assoluto uno dei racconti più divertenti di Camilleri con una riflessione un po’ amara sul mondo in cui i nostri ragazzi si trovano a crescere oggi.
La rete di protezione
Elena Assanelli