Un inatteso colpo di scena e un bello spavento per Marzia e tutta la sua squadra: un inizio con il botto per la nuova avventura del lungocrinito vice questore Gigi Berté.
L’ultima notizia ricevuta da Marzia tramite un rassicurante messaggio WhatsApp annunciava il suo rientro a Lungariva dal corso di aggiornamento per le 21:30. Alle 21 era poi arrivato un secondo messaggio, secco e sintetico: “Ho fame!”. Un messaggio che però si sarebbe rivelato presto ingannevole…
Marzia, cullata dalla musica della Bohème, si era addormentata. Si risvegliò di soprassalto alle 23:30, ma in casa non c’era traccia di Gigi. Provò subito a chiamarlo sul cellulare. Niente. Riprovò. Invano.
Fuori pioveva a dirotto. Dopo aver scartato, grazie a Google, l’ipotesi di un blocco stradale o di un incidente — il sito dell’Anas rassicurava: tutto in ordine, nessun impedimento —, tentò inutilmente di rilassarsi. Alla fine, angosciata, decise di mandare un messaggio a Parodi, il sovrintendente, chiedendogli se sapesse qualcosa di quella strana assenza. A conti fatti, ne aveva tutte le ragioni: incinta di due gemelli e al quinto mese, avrebbe dovuto solo pensare a stare tranquilla. E invece…
Parodi reagì subito: rispose, si attivò. Ma, constatato che il cellulare di Berté risultava inesorabilmente spento, preoccupato, convocò l’intera squadra e diramò un’immediata allerta. L’unico risultato fu la scoperta che l’auto di Berté, regolarmente chiusa e con l’allarme inserito, era parcheggiata poco lontano da casa. Segno inequivocabile che il vice questore era arrivato sano e salvo a Lungariva. Ma dopo? Dove diavolo era finito?
Le ricerche successive, sempre più approfondite, coinvolsero l’intera squadra. Anche la PM Graffiani fu prontamente informata e convocata. Ma, nonostante l’immediata attivazione degli inquirenti dopo la segnalazione di Marzia, le indagini non portarono ad alcun risultato concreto. A quel punto, cominciò a emergere un’ipotesi inquietante, difficile da accettare: che fine aveva fatto davvero Gigi Berté?
Nel frattempo, a Genova, un evento tragico sconvolge l’opinione pubblica: una giovane avvocata, recentemente trasferitasi da Milano, viene trovata senza vita in circostanze misteriose, in un angolo oscuro della città vecchia.
Due eventi apparentemente lontani, eppure… qualcosa comincia a suggerire un possibile legame. Ma quale? E chi potrebbe esserne coinvolto?
Tra interrogativi e colpi di scena, Berté sarà costretto a confrontarsi con il passato, a mettere in discussione convinzioni radicate e ad affidarsi non solo all’istinto, ma anche alla capacità di guardare oltre le apparenze.
Con l’aiuto dei colleghi di Lungariva, della determinata PM Graffiani e grazie alla complicità di vecchi contatti genovesi, il vice questore si troverà a indagare su un terreno per lui nuovo e insidioso.
Sarà un’indagine che lo metterà alla prova come mai prima d’ora, ma in cui potrà contare su ciò che più conta: la solidità della sua squadra, il supporto affettuoso di Marzia e della loro irrinunciabile fauna domestica.
Un’indagine corale, diversa, che si aprirà a un ventaglio di ipotesi inimmaginabili e dovrà essere condotta tra Genova, Lungariva e Imperia. Fortunatamente, Berté avrà al suo fianco anche l’ipertecnologica ispettore Francesca Belli, un vero alter ego: determinata, intuitiva, quasi un’hacker, capace però anche di dare ascolto ai sentimenti per arrivare alla verità.
Perché, tanto per cominciare, ciò che sembra vero può rivelarsi del tutto falso. E nonostante le difficoltà, bisogna andare avanti, senza lasciarsi condizionare. Ogni testimone, anche il più improbabile, potrebbe offrire un contributo prezioso. I dettagli sono tanti, troppi, e spesso fuorvianti, come se qualcuno volesse di proposito confondere le acque.
Le indagini genovesi, condotte con maggiore precisione, potrebbero infine portare alla luce che l’omicidio è forse legato a una vicenda ben più oscura: una storia di crudeltà e brutale prevaricazione, figlia di interessi economici meschini e spietati.
Alla prossima… con i gemelli stavolta?