LA NOTTE DEL FUOCO PREMIO TEDESCHI 2024
Paolo Bernetti ha vinto il Premio “Alberto Tedeschi-Giallo Mondadori” al suo esordio letterario, entrando dalla porta principale nel mondo della scrittura. E non c’è da stupirsi vista l’originalità del romanzo.
Scrittura coinvolgente e di qualità, e una storia magnificamente orchestrata, con personaggi vividi, al punto da sembrare davvero reali, dialoghi chirurgici e credibili, scene funzionali all’architrave che sostiene la trama e un incipit originale che coinvolge il lettore nella sua fitta ragnatela e lo intrappola fino alla fine, invogliando ad andare avanti coi vari cliffhanger che accompagnano tutti i capitoli, nonostante la mole considerevole: ben 620.000 battute.
Anche le diverse scene di sesso sono erotiche e intriganti, ma lontane anni luce dalla pornografia.
L’ambientazione è spagnola. Siamo a Valencia e il protagonista, Fabio, è uno studente universitario italiano ma di madre spagnola, che tramite l’Erasmus studia a Valencia, dove vive il nonno materno, avvocato di gran fama, ma oggi in disarmo perché invecchiato e rimasto vittima di un incidente che lo ha menomato (non cammina più).
Il nonno è stato l’avvocato di una delle più influenti famiglie di Valencia e coinvolge il nipote in quello che è diventato il suo chiodo fisso, ovvero che ad essere rinchiuso in prigione, accusato di essere un omicida, sia finito un innocente. E lo invoglia a rivedere tutti suoi appunti con occhi nuovi, a leggerli in maniera diversa.
L’omicidio di per sé è stato plateale, con la vittima bruciata nella notte delle Fallas, festa di San Giuseppe, quando a Valencia si compie un rito unico al mondo in quella che è chiamata la Notte di fuoco. Anche l’intreccio delle storie tra i vari personaggi coinvolti è da manuale, con continui colpi di scena e cambi di prospettiva che si snodano tra l’odierna indagine (autunno 2018) e quel che è avvenuto anni prima (2010), ma anche prima ancora, dando voce direttamente ai vari personaggi e ai loro pensieri, man mano che entreranno in scena. E con un finale perfettamente coerente a tutta la storia.
C’è anche un richiamo a Sanantonio (il personaggio di Frédéric Dard ) che solo gli esperti e accaniti lettori di gialli coglieranno e apprezzeranno.
Paolo Bernetti è nato a Roma il 14 gennaio 1989, a vent’anni si è trasferito in Spagna, a Valencia, come studente Erasmus e, da quel momento in poi, non è più tornato a casa.
Dopo una prima parentesi a Madrid e Parigi, in cui ha ottenuto un Master in Management dalla rinomata École Superieure de Commerce de Paris (ESCP), ha iniziato a lavorare alla Apple.
In seguito si è trasferito a Londra per cominciare una carriera decennale alla Google.
Dal 2015 è tornato in Spagna e, da anni ormai, vive a Valencia, città natale della moglie Blanca e del figlio Marco.
Lavora alla Google e nel tempo libero corre, legge e scrive.
Amante della Spagna e da sempre appassionato di gialli e thriller, con la sua scrittura mira a realizzare un ponte tra Roma e Valencia, tra l’Italia e la penisola Iberica.
Questo è il suo più grande sogno.
Abbiamo chiesto a Paolo Bernetti: Con quali aspettative hai iscritto il tuo romanzo al Premio Tedeschi?
Vorrei essere sincero, prima di iscrivere il romanzo al Premio Tedeschi non avevo idea della qualità percepita e reale del mio primo libro. Ho scritto la prima versione de “La notte del fuoco” cinque anni fa, in quattro mesi circa. Per cinque anni ho lavorato al testo, l’ho migliorato, l’ho riletto, l’ho fatto leggere a familiari e amici. L’ho riletto altre cento volte e ogni volta ho sfoltito qualcosa, ne ho aggiunta un’altra. È stato un viaggio, lungo e stupendo. Poi ho incontrato Andrea Franco, che ci tengo a ringraziare per i preziosissimi consigli, per il lavoro svolto insieme e per aver creduto in me fin dall’inizio.
Quando Andrea ha finito di leggere il mio romanzo mi ha detto: “Con questo libro vincerai il Premio Tedeschi!”
All’inizio ho pensato che fosse matto. Poi mi sono detto: “La scrittura a volte ha proprio il sapore di un viaggio folle, quindi perché non crederci?” Così ho stampato il manoscritto e l’ho inviato dalla Spagna alla Mondadori, poco prima di Natale. Dopo qualche giorno mi sono recato alle poste spagnole dove mi riferirono che il manoscritto era irrintracciabile, ma che avrebbero fatto il possibile per aiutarmi.
“Vedi,” mi sono detto. “Non era il mio destino.”
Qualche giorno dopo mi hanno dato una bella sorpresa: “È arrivato giusto in tempo.”
In quel momento mi è sembrato un segno e ho capito che era