Non è difficile trovare nel panorama letterario saggi, romanzi, editoriali e qualsivoglia citazione sulla ‘ndrangheta.
Questo romanzo di Serena Uccello contiene, però, una verità; una verità che inquieta, una verità con la quale chi vive in questa terra ogni giorno fa i conti.
E’ una realtà che ammorba l’aria, che opprime e che permea tutti i comuni atti della quotidianità.
E’ il magma nel quale si dibattono le persone perbene, oneste, che , talvolta non sanno più chi è che sta loro accanto, sia parente, amico o semplicemente collega.
E’, ancora, la certezza di non poter cambiare vita, la desolata constatazione che chi nasce in certi ambienti, volente o nolente, è lì che deve condurre la propria misera esistenza.
Certo, qualcuno prova a cambiare, qualcuno decide che è il momento di dire basta, ma non sempre riesce ad arrivare fino in fondo e, se arriva, a costo di sacrifici affettivi notevoli e di rinunce, sa per certo che dovrà guardarsi le spalle, sempre.
Il romanzo attraverso la visione della vita parallela di due donne, quasi coetanee, racconta una storia di riscatto, che passa per la dolorosa via della presa di coscienza e del conseguente rifiuto del compromesso, a tutti i costi.
Argentina è una poliziotta in servizio presso la questura di Reggio Calabria, dove è arrivata dopo aver girato le questure di varie città e dove ha chiesto di essere assegnata per riunirsi al marito avvocato, conosciuto nelle aule universitarie di Roma. Qui si occupa di intercettazioni e fa parte del gruppo ricerca latitanti. E qui viene in contatto con Nunzia, figlia del boss Gregorio, di Gioia Tauro. Nunzia, dopo la cattura del padre e la conseguente latitanza del fratello, assume il controllo degli affari di famiglia, ma piano piano sente che niente di ciò che fa le sta più bene; sente che il marcio le è vicino e la contamina, la scomparsa della sorella non le dà pace, la sottomissione della madre alle leggi della famiglia non è una fatalità, ma una brutale collaborazione.
Eppure Nunzia ancora non si ribella, non saprebbe come fare; ma quando capisce che la contaminazione sta per travolgere i suoi figli decide, i dubbi diventano certezze, la salvezza dei ragazzi l’obiettivo.
Argentina la segue con le intercettazioni, segue il percorso mentale che la porterà a prendere la decisione definitiva; ma, mentre segue Nunzia, Argentina capisce che la contaminazione non è molto lontana da lei, capisce che il magma è entrato nella sua vita, percepisce che anche a lei toccherà prendere delle decisioni.
Così le due donne finiranno per incontrarsi, l’una si specchierà nell’altra e nascerà una complicità legata alle scelte che dovranno compiere, dolorose e definitive per entrambe.
Tutti i personaggi principali e secondari sono ben delineati; talvolta l’autrice ha ricalcato l’iconografia classica dei malavitosi meridionali, ha comunque ben definito il complesso rapporto che esiste tra le classi borghesi e la delinquenza.
Forse riscontriamo una certa tortuosità nel raccontare i percorsi mentali di tutti i protagonisti, probabilmente una maggiore brevità avrebbe dato più smalto ed incisività al racconto; comunque questo romanzo è un altro tassello da aggiungere se si vogliono capire, almeno in parte, le complicate vicende di una provincia che è tra le più sconosciute d’Italia.
Serena Uccello è al suo primo romanzo per Giulio Perrone editore, ma vanta una serie di saggi che dimostrano una buona conoscenza dell’argomento criminalità organizzata e reati economici; palermitana di nascita, vive e lavora a Milano nella redazione del Sole 24 Ore.
Serena Uccello – La nostra casa felice
Roberta Gatto