Millantare un contatto con gli alieni la notte del dieci agosto è un’idea che costerà caro all’ultimo dei ciarlatani.
Perché ci sono stelle che non stanno a guardare, e complice la notte di S.Lorenzo, il sogno di sbarazzarsi dell’ennesimo farneticatore che troppo spesso le tira in ballo a sproposito può diventare una sfida pericolosa. Di quelle che attirano gli assassini come le api col miele facendo crillare tutto il teatro delle simulazioni.
Il problema però, è che le persone informate sui fatti risulteranno più rare dei canguri. Il fattaccio infatti avviene, oltre che nel bel mezzo di agosto, in piena campagna alle porte di Milano, e come qualcuno sostiene, se i milanesi ammazzano solo il sabato, sicuramente possono testimoniare solo nei mesi lavorativi, una volta rientrati nell’urbe terminate le vacanze estive.
Tranne alcune rare eccezioni.
Ed ecco che a fare la sua comparsa arriva la signora Pinuccia, per elevarsi dal mero ruolo di provetta pettegola a quello di testimone d’assalto. Un tipo di ficcanaso della peggior specie, purtroppo mai in via di estinzione, che prima o poi capita a tutti di avere per vicina di casa.
Sebbene siamo legittimamente portati a credere che di certa gente si possa fare a meno, la lezione del ciclo biologico insegna che anche le mosche, nel quotidiano spargere letame, svolgono un ruolo fondamentale per l’ecosistema, e così avviene anche per la lingua biforcuta dell’anziana pettegola: un male necessario a dare la giusta svolta alle indagini di polizia, altrimenti destinate ad affossarsi nel corto circuito dei problemi irrisolti.
“Cherchez la femme” recita il primo comma del manuale del buon investigatore, e certe impiccione sono appunto imbattibili nell’individuare a colpo sicuro l’amante fedifraga della ritrovata vittima. Se non fosse che il presunto movente passionale dell’omicidio si risolverà nel solito errore di valutazione con conseguente depistaggio, e il colpevole sarà da cercare altrove …
Il giallo di Paola Sironi è un gustosissimo intreccio di vicende che ruotano attorno alla figura di Remo Vigezzi, informatore medico di professione e visionario ciarlatano per passione, di quelli spuntati come funghi a settembre nel post 2020. Quando cavalcare l’onda della cospirazione con l’asso piglia tutto del contattismo è diventata per taluni una professione addirittura più redditizia delle televendite di Vanna Marchi. Gente capace di far rimpiangere la risma dei “furbi contrabbandieri macedoni” e dei “gesuiti euclidei” di Battiato, una volta che il centro di gravità permanente si è del tutto estinto nell’inseguimento di falsi miti.
È proprio l’elemento della sagacia che fa leggere questo giallo tutto d’un fiato, complice una trama ben ordita che alterna punti di vista differenti legati da una cornice d’insieme che riporta la struttura narrativa delle matrioske, con la storia dentro alla storia.
Nel mirino, i nuovi venditori di fumo di questa epoca, quelli che sotto l’egida dell’Era dell’Acquario nutrono il proprio egocentrico parassitismo a danno delle fragilità altrui, con la sfacciataggine di restare sempre impuniti. Gli improvvisati guru motivazionali disposti a fomentare le illusioni altrui spingendole al fondo del fallimento, con la facile leva del “think different” sono i nuovi indovini del girone dantesco che la penna della Sironi punisce col contrappasso .
Colpisce anche la delicatezza di alcuni excursus narrativi che danno voce, per contrasto col generale tono ironico, al più poetico dei sognatori: il film di Charlot (Luci della città) le cui scene sono citate da un anziano signore in un gioco di dolcissime ombre dal sapore crepuscolare.
Creatività, intreccio, colpi di scena, stile e costume: c’è tutto. Un romanzo che davvero vale la pena leggere, ancora meglio sotto le stelle.